Imperiale vola sulle ali della Lamborghini. L’azienda di Mirandola, specializzata nella verniciatura dei due bolidi Aventador e Huracàn, è raddoppiata in cinque anni. «Nel 2012, prima del terremoto che ha distrutto il vecchio stabilimento, avevamo 140 addetti, oggi siamo a 280», spiega Marco Pignatti, direttore generale del gruppo e nipote del fondatore, Ivano Pignatti.
La partenza col turbo ha coinciso con la nascita dei due ultimi modelli, che la nuova proprietaria Audi, del gruppo Volkswagen, ha lanciato nel 2010 (Aventador) e nel 2013 (Huracàn), anno del cinquantenario della storica casa di Sant’Agata Bolognese. Per il gruppo Imperiale, che funziona quasi come un reparto Lamborghini, a 30 chilometri di distanza dalla casa madre, si è trattato di rimboccarsi le maniche e adeguare gli impianti ai nuovi numeri. «Prima del boom facevamo 5-600 macchine all’anno, invece nel 2017 ne abbiamo fatte 2000», precisa Pignatti, che ha appena inaugurato il terzo stabilimento, di 13mila metri quadri, e prevede per quest’anno 27 milioni di fatturato. Con il nuovo stabilimento sono arrivati nuovi clienti e ora Imperiale vernicia anche i bolidi super-lusso di Dallara e Pagani. «Abbiamo puntato molto sulla sostenibilità, introducendo per primi in Europa l’essiccazione a infrarossi al posto dell’aria calda: in questo modo la vernice si asciuga in un’ora al posto di tre, con notevoli vantaggi sia di consumi energetici che di qualità, perché si elimina il fattore polvere spostata dall’aria calda», rileva Pignatti.
Il risparmio energetico viene anche dagli impianti fotovoltaici attivi sui tre stabilimenti. «Abbiamo installato un impianto post combustione, che depura l’aria in uscita da tutti i solventi, e cerchiamo d’introdurre sempre nuove tinte all’acqua, meno impattanti per l’ambiente», aggiunge Pignatti. In più, il nuovo stabilimento ha le finestre basse, in modo da sfruttare al massimo la luce naturale. «La nostra competitività dipende al 99% dalla manualità dei dipendenti, non ci sono processi robotizzati, si fa tutto su misura, anche i colori», specifica Pignatti. C’è anche chi viene con la custodia di un telefonino e ordina: «Ma la faccia uguale». Vederci bene è essenziale.