Tutti sapevano che si sarebbe andati ad un rinvio per dare respiro alla trattativa tra il governo e ArcelorMittal, e così tutti hanno affrontato l’udienza con una dose di tensione certamente molto inferiore a quella che si respirava nei giorni scorsi. Anche l’amministratore delegato della società, Lucia Morselli, che, forse per nascondersi alla curiosità dei giornalisti, si è presentata all’ultimo momento indossando cappello e occhiali scuri nell’aula in cui il giudice Claudio Marangoni avrebbe dovuto esaminare la richiesta urgente dei commissari straordinari di ordinare alla società franco-indiana di non sospendere l’attività nello stabilimento di Taranto. Rinvio al 20 dicembre: fino ad allora ArcelorMittal garantisce che continuerà la produzione.
A sbloccare le posizioni contrapposte hanno contribuito i passi della Procura di Milano che, dopo il ricorso dei commissari che faceva seguito alla richiesta dell’azienda di sciogliere il contratto di affitto con l’amministrazione straordinaria, ha aperto un’inchiesta contro ignoti per aggiotaggio informativo e violazione della legge fallimentare e si è costituita nell’udienza di ieri facendo valere, con i pm Stefano Civardi e Mauro Clerici guidati dall’aggiunto Maurizio Romanelli, in nome del «preminente interesse pubblico», come aveva scritto il procuratore Francesco Greco, un diritto che molto raramente viene esercitato nei palazzi di giustizia.
A chiedere il rinvio al giudice Marangoni sono stati i legali di ArcelorMittal. Formalmente per potere avere il tempo necessario ad esaminare i primi atti raccolti nell’inchiesta dalla Procura, che continua ad indagare. Nei giorni scorsi, accogliendo l’invito del giudice Marangoni, la società aveva già evitato di fermare gli impianti, anche perché il blocco avrebbe danneggiato irrimediabilmente gli altoforni. Così avrebbe depauperato le strutture che ha ricevuto in affitto che doveva tutelare. Ora l’ad Morselli prende la parola in aula per formalizzare di fronte al giudice, ai pm e ai rappresentanti della Regione Puglia, del Comune di Taranto e del Codacons, l’apertura della trattativa con il premier Conte e annunciare che nello stabilimento di Taranto la produzione di acciaio aumenterà progressivamente nelle prossime settimane fino a 12 mila tonnellate al giorno.
Almeno fino all’udienza del 20 dicembre che, se ci dovesse essere un accordo sul futuro dell’Ilva, si chiuderà con un non luogo a procedere. Anche se le parti potrebbero chiedere un ulteriore rinvio per proseguire i colloqui. In udienza l’aggiunto Romanelli annuncia che la Procura monitorerà e valuterà gli sviluppi della trattiva per la soluzione della questione Ilva che si svolgerà, come scrive il presidente del Tribunale di Milano Roberto Bichi in una nota, «sulla base e degli impegni assunti».