Tre mesi dopo, molti italiani, in molti Comuni, sono tornati al voto. Non per eleggere le Camere, ma i sindaci e le amministrazioni locali. Dunque, non è facile né lecito utilizzare questo voto come un test di verifica del voto di marzo. Troppo diversi i contenuti e la logica delle competizioni. Troppo diversa l’ampiezza della base elettorale. Per non parlare della posta in palio. Tuttavia è inevitabile. Perché in Italia — e non solo — ogni elezione ha un risvolto, un significato “ nazionale”. Comunque, viene letta in questa chiave. Tanto più dopo una consultazione che ha prodotto esiti largamente imprevisti, almeno dal punto di vista delle proporzioni. Della misura.
Inevitabile attendere vincitori e vinti alla prova di una nuova consultazione, di un nuovo esame. Il M5S e la Lega, da una parte, il Partito Democratico e Forza Italia, dall’altra. Il problema ulteriore, però, è che queste elezioni si svolgono, nella maggior parte dei casi, in due turni. Visto che, nei comuni maggiori, se nessun candidato raggiunge la maggioranza assoluta dei voti, i due candidati più votati debbono affrontare un nuovo, definitivo, confronto. Il ballottaggio. Tuttavia, anche due competizioni elettorali tanto diverse possono fornire alcune indicazioni coerenti. Alcune conferme. E qualche novità. Tra le conferme, non solo rispetto al passato, ma soprattutto rispetto alle elezioni politiche, la più importante riguarda la Lega. Vincitrice, domenica scorsa, in 2 Comuni, da sola. Ma affronterà il ballottaggio, da sola o con il centrodestra, in altri 60. Nella metà dei quali è risultata la più votata. Del tutto diversa e opposta la performance del M5S. Che non ha eletto nessun candidato, al primo turno, e andrà al ballottaggio in 7 Comuni. Perlopiù ( in 4) come secondo. I partiti maggiori, di centrodestra e centrosinistra, da soli o, perlopiù, in coalizione, hanno ottenuto risultati sicuramente migliori. Quelli di centrodestra: hanno già eletto 12 sindaci, al primo turno. E andranno in ballottaggio ( spesso insieme alla Lega) in molti altri ( 60, come si è detto). Anche i partiti di centrosinistra e di sinistra hanno ottenuto un buon risultato, se confrontato con le elezioni politiche di 3 mesi fa. Hanno infatti eletto 5 sindaci al primo turno e sono in corsa in altri 44. Al ballottaggio. Al quale si presentano, nella metà dei casi, in prima posizione.
Questo profilo si precisa quando concentriamo l’attenzione sui capoluoghi di provincia dove si è votato ( 21). Allora le difficoltà del centrosinistra risultano più evidenti. In precedenza governava in 16 capoluoghi. Per ora ne ha “ riconquistato” solo 1: Brescia. Mentre sono passati al centrodestra: Vicenza, Treviso, Barletta e Catania. Due città del Nord- Est e due del Sud. Nelle altre — posizionate, in molti casi, in quella che un tempo era la “ zona rossa” ( come Pisa, Siena, Ancona, Terni) — l’amministrazione verrà decisa al ballottaggio.
Va sottolineato che non è possibile fornire stime e rappresentazioni precise, perché alle amministrative si presentano, in larga misura, liste civiche, di cui non è sempre chiara l’identità. A volte, sono effettivamente fondate da e su gruppi e leader locali. Ma spesso si tratta di “ varianti” dei partiti maggiori.
Ci troviamo, comunque, in una fase instabile. E l’Italia è divenuta un Paese geo- politicamente instabile. Soprattutto nel Sud. Mentre nelle regioni del Centro, come abbiamo visto e ripetuto da tempo, i colori politici della tradizione si sono perduti.
Così, si osserva un certo grado di “ resilienza” dei partiti maggiori, con una storia più lunga e una presenza radicata sul territorio. Il Pd, i partiti di centrosinistra. Ma anche di centrodestra. Soprattutto nel Nord e nelle regioni del Centro. Ma, in generale, è il significato del voto ad essere cambiato profondamente, negli ultimi anni. Perché è cambiato il rapporto fra politica, società e territorio. Così i cittadini utilizzano il voto in modo sempre più tattico e strumentale. E cambiano la loro scelta con frequenza crescente. In base a valutazioni che cambiano nei diversi momenti. Nelle diverse occasioni. Spesso, decidono negli ultimi giorni. E in pochi mesi possono decidere in modo diverso. Scegliere partiti diversi. Per ragioni diverse. Alle elezioni nazionali: manifestano il loro disagio, contro tutto e tutti. E votano per i 5S. Oppure per la Lega. Dipende dal contesto, dall’area dove risiedono. Poi, due- tre mesi dopo, alle amministrative, il discorso cambia. Perché si misurano con i problemi del loro contesto. E allora scelgono persone e partiti di cui si fidano, perché hanno esperienza. E perché essi stessi ne hanno esperienza. Così riemergono i “ vecchi” partiti, rappresentati da candidati sperimentati. “ Quelli dell’establishment”. In questo caso, in casi come questo: più che per gridare, si vota per rivendicare. Per chiedere. Per avanzare domande. E ottenere risposte concrete.
Voto di identità, di proposta, di protesta e di disagio: si alternano e si susseguono, senza soluzione di continuità.
Per citare una formula nota di uno studioso fra i più noti, del nostro tempo, Zygmunt Bauman: il voto è divenuto liquido.
In questa cornice, è difficile delineare un quadro preciso. Dai contorni e dai colori precisi. Perché i colori cambiano, in base alla cornice. Al contesto. Ed è difficile non dico prevedere il futuro ma, prima ancora, leggere il presente. E perfino il passato. Perché il passato è passato, ma noi abbiamo la tentazione di rileggerlo e reinterpretarlo. Di continuo. Con gli occhi( ali) del presente.