Alle soglie del 1900 Gio Magnasco, ancora ragazzino, gioca con una rondella da quindici e con un chiodo cavallottino. E’ un segno del suo destino, che lo porterà a diventare un mago della ferramenta.
Arrivato a Genova dal Piemonte, lavora al cantiere dove si sta costruendo un grande transatlantico, il Principessa Mafalda, e le sue invenzioni tecniche fanno concludere i lavori in anticipo sui programmi. L’armatore Perrone, uno degli uomini più potenti di Genova, lo invia dall’altra parte del globo a realizzare la più lunga ferrovia del Sudamerica.
Poi il ritorno in Italia, la ditta “Gio Magnasco&Gigli”, il viaggio in Africa alla fiera dei ferramenta di tutta Europa, l’incontro con un mondo estraneo, da colonizzare al culto della tecnica e dell’efficacia.
Gio Magnasco è un uomo che porta con sé il mito della razionalità e del progresso. Ma porta con sé anche un’intima malinconia, un sentimento di desiderio. La sua storia d’amore con la figlia di Perrone dura tutta la vita ma è quasi tutta mentale.
Gio Magnasco è colui che connette gli opposti e li rende complementari, come chiavi e serrature, come maschi e femmine di un tassello. Questa duplice anima è rappresentata dal suo strano negozio, l’unico al mondo ad esser sia una ferramenta che una merceria. Come il suo personaggio, anche l’autore, Ernesto Franco, riesce a coniugare nel romanzo stili e toni apparentemente incompatibili: l’epica del progresso e l’elegia metafisica.