C’è qualcosa di più old economy dei macinacaffè? Forse no. Ma si può innovare, conquistare il mondo, persino battere la crisi che i bar del mondo li ha chiusi a lungo, ovunque, anche con quelli. L’azienda che li produce si chiama Conti Valerio, il marchio è Eureka, l’amministratore delegato Maurizio Fiorani. Hanno appena celebrato il primo centenario da leader del settore. E l’hanno fatto con numeri record: 40 milioni di fatturato 2020 contro i 34 del 2019, 14 milioni di utili industriali da 10,5. Anche per un’impresa Champions (confermata tale dall’edizione 2021 delle Top Mille L’Economia-ItalyPost) performance del genere non sono esattamente la norma. Certo non nell’anno del Covid, e in un comparto affondato dalle restrizioni.
Dice lui, Fiorani, che in fondo il mix vincente non è complicato: capacità di adattamento, soft skills e reinvestimento fisso dei profitti in azienda. Ovviamente non è così semplice. I profitti, intanto, bisogna farli. «Lungimiranza e visione d’impresa» non sono sempre scontati. E possono comunque uscire distrutti dall’impatto con l’imprevedibile (in questo caso, un virus fuori controllo). Perciò fa bene, Fiorani, a mettere nell’elenco anche un po’ di fortuna: «Senza saperlo abbiamo giocato d’anticipo, tenendoci stretti i processi core ed esternalizzando tutti gli altri». Nell’anno del tracollo del canale Horeca, è la mossa che più ha pagato. Grazie alla flessibilità di produzione, Eureka ha compensato il crollo della domanda di torrefattori e baristi con la crescita diametralmente opposta di quella degli home baristas, i «baristi casalinghi».
Dettaglio non secondario: il macinacaffè made in Sesto Fiorentino non ha conquistato solo i coffee lover italiani. Anzi. Il 95% del fatturato arriva dall’export, soprattutto in Asia e Nord America. Anche questo è frutto di una visione di lungo periodo. E di investimenti costanti: solo alla Ricerca&Sviluppo l’azienda dedica il 5% del proprio fatturato. Allo stesso modo investe sui giovani e «sulle loro soft skills: l’immediatezza con la tecnologia e la predisposizione verso le lingue fanno di noi e del nostro team, età media 35 anni,il competitor più performante».
Adesso? Intanto, a dicembre, Eureka ha fatto shopping: «L’opportunità nella crisi» è stata (anche) l’acquisto di un’azienda di componentistica. Dopodiché: «Nei primi quattro mesi di quest’anno abbiamo ancora raddoppiato, visto numeri “da brividi blu”. Ci aspettiamo che ora il mercato si riassesti». Fatturato stabile, quindi, e margini invece in calo. «Abbiamo scelto di non aumentare i prezzi, nonostante lo spaventoso rincaro delle materie prime. Abbiamo la responsabilità di non gravare ulteriormente su un settore già in ginocchio. Un piccolo sforzo. Ma un investimento sul futuro».