827 pagine. Un libro lungo? Non lo è. Dal 23 marzo del 1919 al 3 gennaio 1925, questo il periodo coperto. Un incalzare di eventi che raccontano la storia di come il fascismo da orda di miserabili è arrivato al potere in un’Italia confusa, rancorosa, divisa e opaca. Eppure quello che sembrava uno scherzo è diventato un destino. Quello che sembrava impossibile è diventata una tragedia: il fascismo prende in ostaggio il parlamento e l’Italia.
“M, il figlio del secolo”, è un libro poderoso ma facile da leggere. Antonio Scurati ha scelto la via dei capitoli brevi che si concludono con precisi documenti dell’epoca. Nulla è inventato. Perché non si possa dire “ah ma è una storia romanzata”. Ad ogni fatto cruciale, che il testo descrive, verrebbe facile fare dei parallelismi con la situazione attuale. Tutto il contesto sociale, economico, politico e culturale ha esattamente 100 anni in più.
Basterebbe questo per dire che le cose non sono paragonabili. E non lo sono. Attenzione però, questo è un libro che va letto perché nel DNA del nostro Paese, e in particolare in quello che sta vivendo negli ultimi anni, vi sono delle evidenti tracce di quel passato. Sono indizi che ci riportano alla nostra incapacità di avere una forte identità nazionale; di non avere una borghesia in grado di capire quali sono i momenti nevralgici in cui non basta l’Aventino ma occorre la forza morale che si fa contrasto; di capire che la leadership politica non è mai messianica, mai!
Questo libro ha generato un dibattito più per alcuni errori commessi dallo scrittore (si veda la polemica sul Corriere di Ernesto Galli della Loggia) che per aver riportato alla luce, in una chiave nuova, le prime “sgaloppate violente” del fascismo. Peccato. Ancora una volta gli intellettuali, come nel ventennio, hanno abdicato. “M, il figlio del secolo” va letto perché alla figura, per molti aspetti comica di Benito Mussolini, si contrappone quella di Giacomo Matteotti. Un’ eroe non tanto perché ha denunciato la forza bruta del fascismo ma perché lo ha capito fin dall’inizio. Leggerlo è un impegno civile.