Dopo una settimana passata a duellare con oppositori e no sulla forma del bilancio per il 2020, impegnato fra riunioni parlamentari, vertici a Palazzo Chigi e interventi chirurgici coi tecnici del tesoro, Roberto Gualtieri ha perso la pazienza. A modo suo, naturalmente. La pioggia di dichiarazioni critiche esplose all’interno della maggioranza, dai grillini a Renzi, ha incrinato la sua tradizionale prudenza. «Mi sorprende una maggioranza che sembra fare propaganda contro la propria legge di bilancio – dice d’un fiato il Ministro dell’Economia -. Anche perché, come è noto, era il frutto di un lavoro collegiale ampiamente condiviso».
Cosa rischiamo?
«In una discussione che tende a concentrarsi sui dettagli, vorrei che non fosse smarrito il quadro di insieme: siamo riusciti a fare quello che tutti fino a poco fa ritenevano impossibile: evitare 23 miliardi di aumento automatico dell’Iva con una manovra che non è di lacrime e sangue, ma che al contrario sostiene il lavoro, gli investimenti e il Welfare. Tutto ciò garantendoci importanti margini di flessibilità, ma senza scontri con l’Europa e con lo spread che è calato di oltre 100 punti, il che significa svariati miliardi risparmiati in spesa di interessi».
Questo lo dice lei. I colpi arrivano da fuori, il che è naturale. Ma anche da dentro.
«La manovra riduce le tasse per quasi 27 miliardi, mentre alcuni pare facciano del loro meglio per convincere gli italiani che le aumentiamo».
Salvini ci va a nozze con le microtasse…
«Lei ricorda una proposta credibile da parte di Salvini per bloccare l’aumento dell’Iva? Io no, non ne ho lette sui giornali. Lui ha gettato la spugna ad agosto perché sapeva quanto sarebbe stato difficile fare questa legge di bilancio. Noi invece ci siamo riusciti in poche settimane, per questo dovremmo evitare di fare opposizione al posto suo».
Con l’aria che tira, pare proprio che il lavoro del governo, del parlamento e suo non sia concluso.
«Adesso la legge di bilancio approda in Parlamento, che è sovrano e potrà modificare e migliorare il testo, a saldi invariati. Noi incoraggeremo questo lavoro della maggioranza e ascolteremo le opposizioni, così come dialogheremo con le forze sociali e produttive e con i settori toccati dalle misure. Abbiamo voluto concludere la fase di preparazione proprio per consentire al Parlamento di svolgere pienamente il proprio compito contrariamente a quanto è avvenuto l’anno scorso. D’altronde io per primo sono consapevole che alcune misure richiedono approfondimento e miglioramenti».
Si riferisce alle auto aziendali, sulla quale si dice lei abbia espresso contrarietà?
«Anche se non sono tra quanti hanno caldeggiato la misura, devo dire che tecnicamente non si tratta di una tassa ma della riduzione di un sussidio finanziato attraverso la fiscalità generale. Una riduzione di questo sussidio, che è superiore alla media Ocse e oggi va indistintamente anche ai veicoli molto inquinanti, fatta per promuovere la transizione a vetture a bassa emissione, mi sembra in sé ragionevole. È anche vero che tempi e modalità di applicazione possono essere rivisti per evitare un impatto negativo sull’imposta pagata dai lavoratori dipendenti e sulle imprese. Apriremo un tavolo per migliorare la misura in Parlamento».
Avete disinnescato l’Iva. Chi vuol essere cattivo può avere gioco facile dell’affermare che non avete fatto molto altro.
«Non ci siamo accontentati di cancellare l’aumento IVA: negoziando con la Commissione Ue abbiamo ottenuto spazi sufficienti per destinare 7 miliardi su altre misure di natura espansiva. Li abbiamo concentrati sulle priorità del programma di governo. Innanzitutto sull’aumento degli stipendi netti dei lavoratori dipendenti, poi su misure per il welfare e la famiglia come l’abolizione del superticket, la gratuità degli asili nido il bonus bebè e i congedi parentali, e infine lanciando un grande programma di investimenti pubblici e privati per l’ambiente e l’innovazione».
Siete nel mirino per l’aumento delle imposte. «Una mazzata alla classe media», attacca il Centrodestra. E siamo al punto di partenza.
«Se guardiamo alle tasse, le uniche veramente nuove sono tre: sulla plastica “usa e getta”, sugli zuccheri contenuti nelle bevande, sui giganti del web. Mi sento di difenderle come tasse di scopo utili per l’ambiente e la salute. La plastica monouso, perché nel medio periodo incentiva l’impiego di materie prime compatibili con l’ambiente e promuove la trasformazione industriale. Lo zucchero, perché oggi l’incidenza dell’obesità in Italia tra i ragazzi fino a 12 anni è superiore alla media dell’Unione europea. E sui giganti del web non penso che sia necessario aggiungere molto. Nel loro insieme valgono 2 miliardi. Ciò detto anche in questo caso ascolteremo le opinioni di tutti. In particolare riguardo alla plastica rifletteremo sulle osservazioni del Presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini, e siamo pronti a confrontarci con i produttori e gli esperti del settore».
Intanto Bruxelles ha dubbi sulle coperture.
«Ci sono. Abbiamo anche 3,3 miliardi che provengono dalle misure di contrasto all’evasione fiscale. Una battaglia che sembra uscita dall’agenda e che invece considero una delle ragioni per cui vale la pena stare al governo, una questione di giustizia sociale imprescindibile davanti alla montagna di 109 miliardi di evasione».
Però parlano tutti di tasse. E’ popolare e facile giocare con i numeri. Ma come rispondere?
«Sulle imposte esistenti, tra aumenti e rimodulazioni la differenza di gettito tra 2019 e 2020 sarà circa di 1,5 miliardi a fronte di 27 miliardi di minori imposte. In altre parole, ci si accapiglia sul 5% della manovra, facendo dimenticare ai cittadini l’importanza dell’altro 95. Quando sono arrivato al Ministero in via XX Settembre ho trovato una bozza di manovra che aumentava le tasse di 6 miliardi con un intervento lineare pesantissimo sulle agevolazioni fiscali, e ne tagliava altri 6 miliardi a scuola, sanità ed enti locali. Noi invece non solo non abbiamo tolto un euro ai Comuni, che poi si sarebbe trasformato in maggiori tasse locali, ma li rendiamo protagonisti del piano straordinario di investimenti pubblici. Che peccato vanificare tutto questo con le “tasse percepite”».
Lei viene dalla politica europea. Quella italiana le sta rendendo la vita quanto meno difficile. E’ inevitabile?
«Dovremmo recuperare un modo sano di fare politica: confrontarci nel merito delle questioni utili a migliorare le condizioni di vita per i cittadini. Spiegare con parole di verità cosa si può fare e cosa non si può fare, almeno oggi. E lavorare perché diventi possibile domani».
A proposito di domani. Le nozze Fca/Psa pongono un caso concreto per l’industria italiana che ha bisogno di manutenzione. Cosa farebbe?
«Ecco un tema decisivo per il futuro dell’Italia a cui la politica dovrebbe dedicare attenzione. La fusione Fca-Psa è un’operazione strategica che permetterà al gruppo di raggiungere la dimensione di scala necessaria a sostenere gli investimenti richiesti dalla transizione tecnologica in atto. Il governo ha un forte interesse a che la nostra produzione nel settore automotive sia non solo preservata ma valorizzata e rilanciata, anche perché ciò è essenziale per mantenere la vitalità della filiera componentistica. Per questo abbiamo avviato un dialogo con l’azienda che è utile anche a calibrare al meglio gli interventi di politica industriale a livello italiano ed europeo che possono concorrere a sostenere gli investimenti in ricerca e innovazione tecnologica connessi allo sviluppo di una mobilità sostenibile».