Crescita economica e sostenibilità ambientale, per molti anni, sono stati visti un po’ come Caino e Abele. E nei decenni che furono, fu l’ambiente a recitare la parte di Abele. Ora, però, la coscienza su questo tema è cambiata ed allora sostenibilità e crescita devono andare avanti di pari passo. Come bravi fratelli. Un rapporto questo che è stato al centro della Green Week, il festival della green economy battezzato ufficialmente venerdì a Trento. Una tre giorni con trenta eventi in programma, 130 relatori e che seguono di pochi giorni le visite a trenta «Fabbriche della Sostenibilità» distribuite in tutto il nord Italia e visitate di recente. Un progetto che coinvolge circa 300 giovani studenti e ricercatori da tutta Italia, giunti ai piedi del Monte Bondone per «vivisezionare» questo argomento e dare delle linee guida per il futuro.
«I giovani di oggi hanno la coscienza green nel loro Dna – ha spiegato, tagliando l’ideale nastro, Sergio Anzelini presidente di Trentino Sviluppo – la Terra è stata sfruttata a lungo nei decenni scorsi, ma adesso deve tornare ad essere una priorità per tutti». Nella tavola rotonda che ha battezzato questa quarta edizione della Green Week l’ex onorevole Ermete Realacci ha dialogato con il rettore Paolo Collini, con il presidente della Fondazione Edmund Mach Andrea Segrè e con Antonio Calabrò, vicepresidente di Assolombarda. «L’Italia riesce ad essere un paese forte solamente quando incrocia il progresso con la bellezza – ha detto Realacci – anche perché sta cambiando anche il modello produttivo ed economico. I dati confermano come le imprese che hanno un forte legame con il territorio, con l’ambiente e con una comunità, ne risentono positivamente anche in termini di crescita del bilancio ed occupazionale».
Particolarmente nutrito il programma di questa edizione, con una serie di appuntamenti per osservare questo tema da diverse angolature. Come, ad esempio, quello tributario, al centro nella giornata di venerdì di un convegno nella facoltà di Giurisprudenza. Sul piatto diversi esempi di buone pratiche, portate avanti da comuni o altri enti, per agevolare dal punto di vista tributario o dei contributi la sostenibilità ambientale in determinati ambiti. Diversi esperti si sono succeduti nel confrontarsi fra la realtà attuale, basata spesso sul concetto del «chi inquina paga», ipotizzando o meno anche altre formule di sostenibilità. Legate, più, alla prevenzione dell’inquinamento in sé. «Per una azienda – ha poi sostenuto nella tavola rotonda di inaugurazione Calabrò – uno degli errori da non commettere è quello di fare una analisi dei costi-benefici sul breve periodo. Va pensata solamente sul lungo periodo, la stabilità degli investimenti va pensata affinché duri nel tempo. Attualmente un terzo delle imprese italiane investe davvero nella propria innovazione, un altro terzo è sul crinale pronto a fare un passo da una parte o dall’altra mentre, infine, l’ultimo terzo fa ancora fatica ad innovarsi». Aziende queste che, come ha ricordato Calabrò, risentiranno negativamente dei tagli ai fondi dell’innovazione previsti dal Governo.
*L’Adige, 2 marzo 2019