Investimenti in ricerca e sviluppo, la scelta di gestire tutto il ciclo produttivo in azienda, una forte spinta all’internazionalizzazione. È grazie a queste scelte che Grasselli, azienda emiliana fondata da Giorgio Grasselli nel 1974, aumenta di anno in anno il suo giro d’affari, mantenendo una buona marginalità, capace di esportare le sue macchine industriali per il taglio e il porzionamento della carne fresca e cotta, tutte prodotte in Italia, in nuovi mercati esteri.
«Ci occupiamo di tutto il ciclo di produzione, dalla progettazione meccanica alla programmazione software, dalla produzione della componentistica all’assemblaggio», spiega Francesca Grasselli, chief financial officer dell’azienda controllata dalla famiglia. «Una scelta controcorrente in un mercato dove prevalgono sempre di più le logiche dell’esternalizzazione. Una scelta che ci permette di accorciare i tempi di prototipazione, di garantire alti standard di qualità del prodotto, e la flessibilità adeguata per poter rispondere alle richieste e alle esigenze della nostra clientela, le grandi aziende alimentari italiane e straniere». Ingenti le risorse stanziate negli ultimi anni sia per l’ammodernamento degli impianti produttivi in ottica Industria 4.0 sia per le attività di ricerca e sviluppo, «in un settore dove la vita media del prodotto è di diversi anni e dove dunque, per rimanere competitivi, dobbiamo lanciare frequentemente nuovi macchinari o nuove applicazioni sulle macchine già esistenti. Il nostro centro di ricerca conta oggi 15 persone, la forza lavoro complessiva è di circa 120 persone» e, solo negli ultimi cinque anni, ha sviluppato più di 20 prototipi e 25 brevetti attivi in tutto il mondo».
L’azienda di Albinea, vicino a Reggio Emilia, è passata da un fatturato di 10,5 milioni nel 2011 ai 27,5 milioni nel 2017 (anno chiuso con un utile di oltre 6 milioni), con una crescita media all’anno di circa il 17,5%. «Il 2018 è andato ancora meglio con un giro d’affari di 31 milioni di euro e un ebitda sempre superiore al 30%, come avvenuto negli ultimi anni».
Grasselli non tradisce l’attitudine all’export delle aziende manifatturiere della zona. «Il fatturato è per l’85% raccolto dall’estero, Europa, Stati Uniti, Sud America in primis, ma anche nei mercati asiatici, tra cui la Thailandia in particolare. Da alcuni anni abbiamo avviato una presenza commerciale diretta nei mercati più strategici, prima negli Stati Uniti e più di recente in Russia e Gran Bretagna».