È andata male. La vigilia della decisione da parte di Bruxelles sulla manovra economica del governo, bocciata due giorni fa, e le fibrillazioni dello spread ormai stabile sopra quota 300 punti (ieri ha chiuso la seduta a 309) hanno concorso al flop. La quattordicesima emissione del Btp Italia si è conclusa ieri con una raccolta pari a 2,1 miliardi di euro. Un dato che restituisce la misura della freddezza nei confronti dei titoli del debito pubblico italiano, vale ricordare che la stima del Tesoro era di un incasso atteso tra 7 e 9 miliardi. Il collocamento era destinato al mercato retail italiano, ma fin da lunedì, primo di quattro giorni di offerta, le sottoscrizioni sono apparse sotto tono con i risparmiatori e le famiglie poco disposti a sottoscrivere l’emissione. Cautela confermata anche nelle sedute di martedì e di mercoledì, tanto che il collocamento retail è stato archiviato con un totale di 31 mila contratti (la metà rispetto al Btp Italia emesso lo scorso maggio) per un controvalore di 863 milioni di euro, record negativo di sempre per il Btp Italia che il Tesoro ha riservato ai risparmiatori. Al di sotto delle aspettative anche la raccolta tra gli investitori istituzionali nella giornata di ieri. La domanda si è fermata a quota 1,3 miliardi, con 55 richieste di adesione. Il bilancio, insomma, è di un’emissione del Btp Italia conclusasi con il secondo peggior risultato di sempre, dopo quello del giugno 2012, quando furono raccolti solo 1,73 miliardi. Un esito che impone una riflessione al Tesoro sulla strategia da adottare nei prossimi collocamenti. La raccolta per il 2018 ha già raggiunto il 90% del fabbisogno, più problematico e costoso si annuncia il finanziamento per il 2019.