Rishi Goyal ha appena passato una settimana a Roma come capo missione per le «consultazioni» che il Fondo monetario internazionale tiene qui ogni anno. Non sono mancati momenti di alta tensione. Niente però, per questo economista di origine indiana, rispetto agli anni fino al 2015 in cui era il volto ufficiale dell’Fmi in Grecia.
L’economia italiana è ferma. Recessione vicina?
«La crescita sta rallentando. Se sia o no una recessione resta da vedere, ma i rischi sembrano aumentati. Per il 2019 se da un lato lo stimolo di bilancio avrebbe qualche temporaneo effetto positivo sulla crescita, dall’altro un aumento sostenuto degli spread aumenta il costo del credito. Questo è negativo. Lo stimolo ha un effetto temporaneo, ma costi più alti del credito — se sostenuti — possono produrre un impatto avverso che dura più a lungo».
Cioè la manovra finirà per danneggiare la ripresa?
«Nel breve l’incertezza è molta e l’effetto di crescita dello stimolo di bilancio ambiguo. Ma nel medio termine è probabilmente negativo, se restano questi spread».
Cosa la preoccupa nella legge finanziaria dell’Italia?
«Uno stimolo di bilancio proprio ora implica una maggiore vulnerabilità quando arriva uno choc negativo, per esempio una recessione o una frenata internazionale. Se questo choc arriva e il debito sale, l’Italia potrebbe davvero essere costretta a una stretta di bilancio brusca proprio quando l’economia è debole. Ciò può trasformare un modesto rallentamento in una recessione. E il costo ricadrebbe soprattutto sui poveri e sui deboli».
Questi rischi stanno già diventando realtà?
«I rischi sono aumentati. Se si complicano e persistono, crescono le possibilità di una correzione dei conti prociclica (che aggrava la fragilità dell’economia, ndr). Per questo raccomandiamo all’Italia di concentrarsi su un risanamento graduale ma credibile, ora che il clima economico nel mondo aiuta ancora, e su riforme strutturali per affrontare i problemi della produttività. Il Paese ha bisogno di alzare il potenziale di crescita».
Il costo che l’Italia paga per rifinanziare il debito è sostenibile? E per quanto?
«L’aumento degli spread ha già colpito i titoli delle banche. Se dura avrà anche qualche impatto sui loro bilanci, che sono notevolmente migliorati. Ci saranno anche effetti sull’economia reale, quando i costi di finanziamento alti (delle banche, ndr) si trasmettono al credito. I prestiti ai privati potrebbero soffrirne, esacerbando la vulnerabilità agli choc».
Dunque gli spread attuali non sono sostenibili?
«Difficile prevedere i mercati. Possiamo dire che se questo aumento perdura, i rischi salgono. E ciò colpirà l’economia in modo avverso».
Per ridurre lo spread, i leader politici devono chiarire ancora meglio l’impegno a restare nell’euro?
«Lo hanno detto più volte, ma alcuni indicatori di mercato sul rischio di ridenominazione (cambio di moneta, ndr) restano alti. Il modo migliore di risolvere è prendere impegni credibili su politiche prudenti e su riforme forti».
Avrebbe senso confermare gli obiettivi di deficit del governo, ma usarli per sostenere di più gli investimenti, le imprese e le misure per l’occupazione?
«Per noi le riforme strutturali per aumentare la produttività sono la priorità. Farlo mentre si risana gradualmente è decisivo. Misure che aiutano la crescita sono una riduzione del cuneo fiscale sul lavoro insieme a un ampliamento significativo della base fiscale (coloro che pagano le tasse, ndr). L’Italia poi ha bisogno di una rete di sostegno moderna, ben mirata, per i poveri. Ma la spesa così alta sulle pensioni toglie spazio e favorisce la generazione più anziana sui più giovani».
Ora il governo torna indietro sulla riforma pensioni…
«Consigliamo cautela. Vedremo i dettagli: se aprono finestre per pensioni di anzianità e c’è un’ondata di ritiri…»
Saranno finestre, non un cambiamento permanente?
«Non è chiaro, non è definito. Ma un’implicazione è che il tasso di occupazione dei lavoratori più anziani scende e pesa sul potenziale di crescita dell’Italia».
Non è tutto compensato da assunzioni di giovani?
«L’esperienza in altri Paesi non conferma questo punto. È possibile fare sostituzioni uno a uno fra gli statali, nel tempo, ma è più dura immaginarselo nel privato».
Come valuta il reddito di cittadinanza?
«Le somme dedicate si conoscono, l’architettura del provvedimento resta in discussione. Condividiamo l’obiettivo di pensare ai poveri, ma i dettagli contano. Al governo abbiamo dato dei consigli su come fare, basati sull’esperienza internazionale: vanno creati incentivi perché le persone trovino un lavoro regolare».