La doccia fredda giunta ieri dall’Ocse sulle prospettive dell’Italia non facilita la strada sempre in salita per trovare i 30-35 miliardi necessari alla Finanziaria del prossimo anno. L’Ocse vede in rallentamento l’economia mondiale e, se conferma la crescita zero per l’Italia quest’anno, per il prossimo riduce a un +0,4% la stima del Pil, tagliandolo di due decimali. Con tutta probabilità anche il governo sarà costretto a dimezzare o quasi le proiezioni di crescita del prossimo anno (portandole allo 0,4-0,5%) che il Def dell’aprile scorso (a firma Tria e gialloverdi) ipotizza allo 0,8 per cento. La scarsa crescita rende ancora più difficile la caccia alle risorse mentre la presentazione della cornice della legge di Bilancio si avvicina. Venerdì della prossima settimana il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri dovrà presentare in Parlamento la “nota” di aggiornamento del Def. Così Anche ieri al Tesoro si sono moltiplicate riunioni tra ministri, tecnici e sottosegretari: obiettivo la sterilizzazione dell’Iva assunta come impegno assoluto da parte del governo. Sul tavolo i risparmi per i tassi d’interesse: lo spread anche ieri è rimasto inchiodato intorno a quota 140, secondo Bankitalia stanno tornando gli acquisti dall’estero sui nostri titoli di Stato e il risparmio sui conti dello Stato potrebbe essere di circa 4 miliardi. Altre risorse verranno dalla lotta all’evasione, dai risparmi o ritocchi di Quota cento e reddito di cittadinanza e anche dal dividendo Bankitalia.
In tutto una decina di miliardi recuperati senza grosso sforzo che farebbero scendere la caccia alle risorse a quota 15 miliardi dai 25 necessari (23 per l’Iva più 2 di spese indifferibili). Per questo si lavora a spending review e tax expenditures dalle quali arriverebbero 5-6 miliardi. Centrale il progetto Green del governo che darebbe un gettito di 1 miliardo (così dice la tabella riassuntiva lasciata in eredità da Tria): il taglio del 10% a circa 16 miliardi di incentivi fiscali catalogati come annosi per l’ambiente dà infatti risorse aggiuntive strutturali. Tuttavia gli interessi toccati sono enormi, dagli armatori, ai petrolieri, al traffico aereo, alla forte lobby dei Tir. «Tagli inaccettabili, un autogol», ha detto Paolo Uggè il leader di Conftrasporto, mentre l’ad di Eni Descalzi ha toccato marginalmente il tema dicendo che si tratta di «un problema globale che non può essere risolto localmente». Dunque il “decreto Greta”, che ieri non è entrato in Consiglio dei ministri, si trasformerà in disegno di legge, anche se nessun partito di governo si è espresso contro e solo la Lega ha parlato di «stangata». Sintetico il giudizio della deputata di Leu Rossella Muroni: «Qualcuno sta frenando ».
Sul piano dei nuovi interventi c’è la conferma di un impegno di 15 miliardi triennale per il cuneo fiscale, dunque 5 per il 2020, e prevale l’idea di agire sui contributi. Mentre la novità è il piano che prevede l’unificazione dell’Imu (imposta sul patrimonio immobiliare) e la Tasi (tassa sui servizi pubblici locali): entrambe non possono superare il tetto del 10,6 per mille ma in alcuni Comuni che hanno deliberato in passato accade che si sfori: l’intenzione è di porre un tetto.