La manovra e l’immigrazione. Non sono temi da poco quelli che in queste ore agitano le acque della maggioranza. Sul disegno di legge di Bilancio il vicepremier Matteo Salvini lascia aperto lo spiraglio con Bruxelles per la possibile revisione al ribasso del rapporto tra il deficit e il Pil, come chiesto dalla Commissione europea. «Non è mica nei 10 Comandamenti della Bibbia — dice Salvini a Porta a porta — che dobbiamo fare il 2,4%». Anche se risponde «no, no» a chi gli chiede se l’ipotesi sia quella di tagliare più dello 0,2% di cui si è parlato in questi giorni.
Più prudente l’altro vicepremier, Luigi Di Maio: «Il tema non sono i numerini ma i cittadini» e «troveremo un punto d’incontro senza sacrificare i cittadini che vogliono che si mantengano le promesse». Da lunedì il testo della manovra sarà nell’Aula di Montecitorio e il governo è pronto al voto di fiducia. Ieri nel frattempo è arrivato lo scontato ok dei tecnici dell’Ecofin alla bocciatura della manovra. Ma sarà poi il livello politico a decidere cosa fare davvero.
La diversità di vedute riguarda anche altri temi come la Tav, con Salvini che conferma la sua idea di «andare avanti», il reddito di cittadinanza che per il ministro dell’Interno «va bene ma deve avere dei paletti», e infine l’immigrazione. La disputa è sull’atteggiamento che l’Italia deve tenere nei confronti del Global compact, il documento Onu non vincolante con le linee guida per la gestione dei flussi. Due giorni fa Salvini ha detto che l’Italia non sarà a Marrakech, dove a dicembre il documento dovrebbe essere firmato. Mentre il Movimento 5 Stelle è più dialogante, specie con l’ala che fa capo al presidente della Camera, Roberto Fico: «Non ne faccio assolutamente mistero — dice Di Maio — che le due forze politiche non hanno una visione identica ma troveremo un accordo e non si può prescindere dal dibattito in Parlamento». «Ci sarà una posizione comune tra Lega e Cinque Stelle — risponde Salvini — sui migranti sceglie l’Italia».
Ma la decisione, per il momento, sembra lontana. Ieri il ministro degli Esteri Enzo Moavero era alla Camera per un’audizione sulla Brexit. Al termine del suo intervento le opposizioni hanno chiesto che l’audizione fosse estesa proprio al Global compact. Moavero non ha risposto. Per protesta le opposizioni hanno lasciato la commissione.