All’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi c’è il decreto Crescita approvato «salvo intese» il 4 aprile scorso. Oltre alle norme sui truffati delle banche, il provvedimento dovrebbe contemplare anche la norma su Roma Capitale, sulla quale Lega e 5 Stelle si scontrano da giorni: il fragile accordo trovato nei giorni scorsi rischia di saltare. Tra i motivi di scontro c’è anche la leva obbligatoria, che Matteo Salvini torna a proporre, ottenendo subito uno stop dal ministero della Difesa.
Ma è sul Salva Roma che lo scontro si accende. Salvini attacca di primo mattino: «La Lega regali non ne fa. O tutti o nessuno. Se dipende da me il governo va avanti, ma bisogna essere in due». In realtà, i 5 Stelle si son già detti disponibili a intervenire, allargando l’«ombrello» protettivo ad altri Comuni in dissesto e consentendo di rinegoziare i tassi di interesse dei mutui: «Nel decreto ci saranno norme per risolvere i problemi di molti Comuni — spiega la viceministra all’Economia Laura Castelli —. Rassicuro Salvini, non c’è nessun Salva Roma. Viene solo chiusa un’operazione voluta dal governo Berlusconi nel 2008, con un risparmio per lo Stato e i cittadini». I 5 Stelle spiegano che sarà un’operazione «a costo zero per consentire ai romani di non pagare interessi su un debito vecchio di venti anni». Ma Salvini non pare ancora convinto e non vuole sentir parlare di Salva Roma. A sera l’ordine sembrava ancora quello di resistere: «Non voteremo nessuna norma salva Raggi».
Nel frattempo il vicepremier attacca i magistrati: «Non so se sia un caso che mentre la Lega vince in Trentino e in Italia, ci siano iniziative giudiziarie contro di noi». E subito dopo attacca anche su un altro fronte, non di sua stretta pertinenza: «Da settembre l’educazione civica diventerà materia obbligatoria nelle scuole e dovremo anche reintrodurre il servizio militare obbligatorio, magari nel corpo degli alpini». Una vecchia idea, lanciata mesi fa in funzione «anti terrorismo». Immediata la replica del ministero della Difesa (retto dai 5 Stelle). Fonti riferibili al dicastero spiegano: «Pensiamo al futuro non al passato, e del resto la ministra Trenta è già stata molto chiara. Il ritorno alla leva obbligatoria è un’idea romantica ma inapplicabile, visto che le dinamiche sono cambiate e oggi il Paese vanta dei professionisti tra le forze armate».
Dovrebbe essersi trovato un compromesso, invece, sull’altra questione prevista dal decreto Crescita e cioè quella dei cittadini truffati dalle banche. La norma dovrebbe ricalcare lo schema del doppio binario concordato con Bruxelles: un ristoro diretto per i risparmiatori con un reddito sotto 35.000 euro nel 2018 e un patrimonio mobiliare sotto i 100.000 (circa il 90% della platea secondo il governo); e per il restante 10%, una sorta di arbitrato semplificato davanti alla commissione di 9 esperti indipendenti creata ad hoc al ministero dell’Economia.
Oggi intanto, fa sapere il capogruppo al Senato Andrea Marcucci, il Pd depositerà la mozione di sfiducia contro Armando Siri: «La questione giudiziaria non ci compete, ma il caos e il continuo braccio di ferro nel governo sì». Una mozione che allarma i gialloverdi: raggiungono quota 165 (58 senatori della Lega e 107 M5S), quindi 4 soli voti in più rispetto alla maggioranza assoluta.