Viviamo tempi grigi. Non solo in Italia. Non solo nella politica. Ma nella politica italiana, agli occhi dei cittadini, questi tempi appaiono davvero grigi. Nessun partito, nessun leader sembra in grado di illuminare l’orizzonte. È questo lo scenario “grigio” tratteggiato dal sondaggio dell’Atlante Politico condotto nei giorni scorsi da Demos per Repubblica. I giudizi positivi verso il governo”, anzitutto, sono scesi al 40%, 4 punti in meno nell’ultimo mese. Il dato più basso da quando è premier Giuseppe Conte. Cioè: da oltre un anno. Anche se, fino a Ferragosto, era capo di una maggioranza diversa. Perché, se il premier è lo stesso, la compagine non lo è. Il governo Giallo-Verde è divenuto Giallo- Rosso. Meglio, Giallo-Rosa. Tuttavia, il clima d’opinione, nel Paese, è Grigio. Gravato dalla sfiducia. Che non risparmia quasi nessuno. Anche se alcuni attori politici pagano maggiormente. I partiti di governo, soprattutto. In particolare, il PD. Penalizzato, in misura significativa, dalla “scissione” prodotta da Matteo Renzi. Il quale ha fondato “Italia Viva” (IV). Il suo partito personale. Il “vero” PdR, secondo il sondaggio di Demos, sfiora il 4%. Non molto per chi ha condizionato la politica del Paese per molti anni. Anche dopo essere stato messo all’angolo dal partito. E dagli stessi elettori. Un’iniziativa che accentua lo squilibrio fra rappresentanza parlamentare e società. Perché il peso dei parlamentari di IV è rilevante. Nella Camera e al Senato. Così, il PD è entrato in una zona d’ombra. Grigia. Anche negli orientamenti politici dei cittadini. Infatti, è sceso sotto il 20%, nelle stime di voto. Come alle elezioni Politiche precedenti. In calo di più di 3 punti, rispetto al risultato ottenuto alle Europee. E ai valori osservati nelle indagini dei mesi scorsi. Il M5s, invece, risale. Oggi è stimato da Demos al 20,6%. Poco meno di un mese fa. Ma in crescita di 3 punti in confronto alle Europee. Tuttavia, quando si pensa che alle Politiche del 2018 aveva superato il 33%, cioè: un terzo dei votanti, è evidente che si sta scrivendo un’altra storia. E si sta disegnando un altro Paese. Molto meno Giallo di ieri. Sempre più “Grigio”. Con ampie zone “Verdi.” In quanto la Lega si conferma, largamente, il primo partito. Sopra il 30%, anche se di poco. E, quindi, 4 punti in meno rispetto alle Europee. Ma oltre 5, se si guardano le stime rilevate nell’Atlante Politico dello scorso luglio. Più indietro, si fanno largo i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Hanno superato l’8,5% dei consensi. Quasi il doppio rispetto alle politiche del 2018. E si sono lasciati indietro anche Forza Italia. Ridotta a poco più del 6%. Difficile immaginare che lo stesso partito abbia guidato il Paese per quasi due decenni. Insieme a Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, d’altronde, è finito, a sua volta, nell’ombra. Insieme al “suo” partito. Sorto e vissuto nella “sua” ombra. È il destino di un Paese politicamente “personalizzato”. Come i principali partiti. Ormai difficili da distinguere dalle persone che li guidano. Capi, capetti, vice-capi. Tutti fanno osservare un declino di fiducia. Alcuni in misura maggiore. Nicola Zingaretti paga le vicende “grigie” del PD. Che evocano una Sinistra “sinistrata”, per citare Eddy Berselli. Ma lo stesso Matteo Salvini è in difficoltà, dopo lo “strappo di Ferragosto”, che non ha prodotto i risultati attesi (da lui…). Mentre più in alto di tutti svetta il Premier, “sostenuto” dal 53% degli elettori. Seguito, a distanza, da Giorgia Meloni. Che supera, di poco, Matteo Salvini. Giuseppe Conte è, certamente, avvantaggiato dal suo profilo. Un leader de-filato. Grigio, si è detto in passato. E, quindi, a suo agio quando i tempi diventano grigi. Come oggi. Mentre Giorgia Meloni sfida Salvini sul suo stesso terreno, anche se a distanza. E spinge l’Italia oltre il Centro. Verso Destra. Inserendosi negli spazi aperti dal declino di Berlusconi.
In fondo alla classifica dei principali leader di partito, incontriamo proprio Matteo Renzi. Il grado di fiducia nei suoi confronti si è ridotto al 22%. Meno dello stesso Berlusconi. Simbolo della “caduta degli dei” della Seconda (e Terza) Repubblica. Questo dato spiega, in parte, la scelta di Renzi. Insofferente verso questa posizione marginale, nella rappresentazione dei cittadini. E spiega anche le polemiche di questi giorni. Ieri contro Conte. Per guadagnare visibilità. E per uscire dall’angolo. Grigio.
Peraltro, non si scorgono grandi orizzonti di senso e di valore. Anche se, nella discussione pubblica, si agitano alcuni temi di grande importanza. Come la questione del “suicidio assistito”, riaperta dalla sentenza della Corte Costituzionale, che l’ha ritenuto non punibile, “a determinate condizioni”. Una decisione condivisa da gran parte dei cittadini. In misura minore (ma, comunque, maggioritaria) solo fra i “cattolici praticanti”. Mentre la proposta, avanzata da Enrico Letta, di allargare il diritto di voto ai 16enni risulta largamente “impopolare”. Non solo perché siamo un “Paese di vecchi”, visto che l’idea non piace neppure ai più giovani. Ma, probabilmente, per una ragione peggiore: perché la politica interessa sempre meno. E, anche per questo, la partecipazione elettorale cala sempre più.
Così il Paese procede senza guide ri-conosciute. E la fiducia dei cittadini verso i leader e i partiti di governo cala sensibilmente, senza essere schiacciata dalla s-fiducia. Cioè: dalla “fiducia nell’opposizione”. Difficile, in questi tempi, individuare una luce nella notte. Perché, intorno a noi, non è buio: incombe il grigio.