Dopo il varo del decreto che salva Banca Carige, già firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il premier Giuseppe Conte è stato investito da una raffica di polemiche, sollevate in particolare dal Pd, su un presunto conflitto di interessi dovuto al ruolo avuto dal suo mentore, il professor Guido Alpa, nella banca genovese: «Non ho mai avuto uno studio associato con Alpa — si è difeso il premier in tv —. Che Alpa sia stato anche componente del cda di Carige non vedo quale conflitto di interessi possa realizzare con il sottoscritto, mi sembra veramente un’assurdità…». Un’autodifesa che non ha placato i mal di pancia nella base dei grillini molto sensibile al tema delle crisi bancarie. La base sul blog delle Stelle è perplessa, sui social il profilo di Luigi Di Maio è preso di mira da migliaia utenti che si infuriano o ironizzano sul provvedimento.
È la legge del contrappasso. Come ai tempi dei governi del Pd, che furono costretti a correre ai ripari mobilitando ingenti risorse pubbliche per tamponare la crisi finanziaria del Monte dei Paschi e di altre banche, ora l’istituto ligure posto in amministrazione straordinaria dalla Banca centrale europea il 2 gennaio scorso crea un serio grattacapo oltre che al premier anche al M5S e alla Lega. I due partiti di governo che, quando erano all’opposizione, sfruttarono a piene mani la propaganda contro i decreti salva banche.
Venticinque senatori del Pd hanno presentato un’interrogazione per sapere se l’altra sera «il presidente del Consiglio era in consiglio dei ministri o se si è allontanato prima che venisse adottata la decisione su banca Carige…»: esiste o no «un evidente conflitto di interessi tra il giro stretto della amicizie professionali di Conte e i provvedimenti del governo?». Gli interroganti segnalano «i rapporti professionali stretti tra il premier e il professor Guido Alpa, già membro del consiglio di amministrazione di Carige dal 2009 al 2013, poi inserito nel cda della Fondazione Carige tra il 2013 e il 2014». L’interrogazione si sofferma sul fatto che il presidente del Consiglio avrebbe «svolto di recente il ruolo di consulente legale di Raffaele Mincione, socio di Banca Carige». Però nella prima risposta di Palazzo Chigi — che ha anticipato le parole pronunciate da Conte — è stato escluso ogni rapporto tra il premier e Mincione: «Non lo ha mai incontrato o conosciuto, neppure per interposta persona».
Il salvataggio di Carige è stato difeso dal vice premier Matteo Salvini:«Sono orgoglioso che il governo sia intervenuto subito…». Un’occasione ghiotta per l’ex premier Matteo Renzi («Nella vita a tutti capita di cambiare idea, ora Salvini e Di Maio hanno cambiato idea…») e per l’ex ministra Maria Elena Boschi («Se fossero uomini seri, Salvini e Di Maio dovrebbero riconoscere che hanno fatto la stessa cosa che abbiamo fatto noi») «crocifissi» a suo tempo dalla Lega e del M5S. Sulla via obbligata per i governi dei decreti «salva banche».