« Apriamo le scuole e le città, contro il governo del cambiamento. La pacchia è finita! » , recitava lo striscione di apertura del corteo giovanile a Torino, ribaltando il famoso slogan del leader della Lega. E così sono stati loro, gli studenti, i primi a interrompere la luna di miele dell’esecutivo con il Paese: almeno 70mila ragazzi di scuole superiori e università sono scesi in una cinquantina di piazze, da Roma a Napoli, da Bari a Catanzaro e Palermo, da nord a sud, per protestare contro la “manovra del popolo”. Le organizzazioni studentesche denunciano la mancanza di risorse per l’istruzione nella manovra ma anche di provvedimenti per contrastare la precarietà del lavoro.
A Torino la manifestazione è stata più radicale. Manichini con le sembianze di Salvini e Di Maio sono stati dati alle fiamme davanti alla prefettura. Mentre di fronte al ministero dell’Istruzione i ragazzi hanno bruciato una telecamera di cartone posata sopra mattoni. « I mattoni sono quelli che rischiano di caderci in testa tutti i giorni – la spiegazione – Le telecamere sono quelle che vogliono mettere in ogni scuola per controllarci».
La reazione dei due vicepremier di fronte a queste prime avvisaglie di protesta dimostrano la diversità di approccio ( e di elettorato) di Lega e M5S. « Questi ” democratici” studenti, coccolati dai centri sociali e da qualche professore, avrebbero bisogno di molte ore di educazione civica. Forse – ha scritto il ministro dell’Interno su Twitter – capirebbero che bruciare in piazza il manichino di Salvini e di chiunque altro, o appenderne ai lampioni le immagini, è una cosa schifosa » . Molto più dialogante Di Maio: « Ci sono ragazzi che stanno manifestando, vediamoci, le porte del ministero sono aperte. Le manifestazioni si devono fare, andate avanti. Ho fatto il rappresentante degli studenti, so bene il valore di una pressione sociale pacifica. Ma non è vero che tagliamo a scuole e università » . E siccome due ragazze sono state denunciate per i manichini, il vicepremier dei 5S ha detto di sperare che « la denuncia per vilipendio, reato di epoca medievale, venga archiviata il prima possibile. La repressione non porta mai a nulla di buono».
La posizione di comprensione della piazza da parte del Movimento è in qualche modo naturale: tutti gli istituti di sondaggi e ricerca hanno spiegato che lo scorso 4 marzo, ma con tendenze simili anche gli anni precedenti, nella fascia 18-25 anni il M5S stacca nettamente gli altri partiti, con oltre il 40 per cento. Un po’ per il profilo genericamente antisistema e quindi di rottura, un po’ per la promessa del reddito di cittadinanza e di maggiori tutele per i lavoratori precari, il voto giovanile una volta rivolto a sinistra ha premiato i 5Stelle. Se è già in corso un pentimento generazionale è presto per dirlo, ma le piazze di ieri per Di Maio e co. rappresentano una preoccupante avvisaglia, anche perché gli studenti annunciano nuove mobilitazioni.