Il Movimento 5 Stelle ama sostenere che bisogna smetterla di dare soldi alle banche. Lo ha ripetuto in settimana Alessandro Di Battista, che ha accusato «i fantomatici mercati» di non aver aperto bocca quando « si regalavano denari pubblici alle banche private » . Peccato che il programma di governo presentato ieri dai 5 Stelle insieme alla Lega proponga l’avvio di una nuova stagione di salvataggi fatti a spese dei contribuenti. Le proposte dei due partiti disegnano un sistema del credito più debole, in cui lo Stato rimborsa i risparmiatori per i loro investimenti andati a male.
I nove paragrafi dedicati alla questione bancaria nel programma di governo sono a dir poco ambiziosi. Il Movimento 5 Stelle e la Lega vogliono ridiscutere non solo le norme europee che governano i fallimenti bancari, ma anche gli accordi di Basilea, che sono concordati a livello globale. A dicembre, 45 regolatori (che comprendono la Banca Centrale Europea, oltre a quelle di Stati Uniti, Cina e Giappone) hanno concluso annose negoziazioni sui requisiti patrimoniali delle banche. Ora dovrebbero riaprire tutto, per volontà di Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
I due leader vorrebbero che i parametri di Basilea fossero rinegoziati per aiutare la sopravvivenza e lo sviluppo della micro impresa italiana.Secondo questo passaggio del programma ( a dire il vero piuttosto fumoso), le banche dovrebbero essere in grado di trattare dal punto di vista regolamentare i prestiti alle aziende, definendoli meno rischiosi di quanto fanno al momento, in modo da concederne di più. Il problema è che la crisi del 2008 è nata anche perché le banche di mezzo mondo erogavano crediti senza valutare in maniera sufficientemente prudente i rischi. Gli accordi di Basilea che 5 Stelle e la Lega vorrebbero annacquare sono la risposta a quel crac e ai salvataggi bancari che ne sono conseguiti.
La volontà dei due partiti è particolarmente evidente nel caso di Monte dei Paschi di Siena, la banca che lo Stato italiano ha appena nazionalizzato dopo una lunga crisi. L’accordo di governo vorrebbe che la strategia della banca senese fosse riorientata in un’ottica di servizio.Questo vorrebbe dire far rientrare la politica nella gestione della banca, dopo i tanti disastri che proprio la vicinanza ai partiti ha combinato in questi anni. Il risultato sarebbe un mantenimento di costi ingiustificati e un’erogazione del credito legata più a motivi elettorali che non economici. Gli investitori se ne sono accorti: Il titolo Mps ha perso oltre il 10% in pochi giorni, causando allo Stato azionista una perdita potenziale di alcune centinaia di milioni di euro.
Anche gli altri istituti hanno molto da temere. In teoria, quando un debitore non paga, la banca può rifarsi riprendendo gli immobili in garanzia. Questa è la ragione per cui chi contrae un mutuo paga un tasso d’interesse più basso di chi chiede credito al consumo. Lega e 5 Stelle vogliono però rendere più difficile per le società finanziarie rivalersi nei confronti di cittadini inadempienti. Se questa idea fosse applicata, questo avrebbe degli effetti immediati sul valore dei crediti deteriorati che gravano sui bilanci bancari e che i nostri istituti stanno provando a vendere. Gli acquirenti offriranno un prezzo più basso sapendo che sarà più difficile recuperare le garanzie.
Le proposte di Lega e 5 Stelle, se attuate, finiranno dunque per rendere le banche italiane più deboli. Ma chi finirà per pagare il conto di un’eventuale nuova crisi? Il contratto di governo chiede di rivedere radicalmente il sistema del bail in, concordato dall’Italia in sede europea. Questo regime prevede che chi abbia investito in obbligazioni bancarie, ricevendo così degli interessi, subisca delle perdite in caso di crisi. I due partiti vorrebbero dunque tornare a un sistema in cui, per usare il linguaggio caro a Di Battista, si regalano «denari pubblici alle banche private». Per fortuna dei contribuenti italiani questa riforma è impossibile senza il consenso dei partner europei.
All’interno del programma di coalizione ci sono delle idee interessanti che meriterebbero approfondimenti: ad esempio, separare all’interno dello stesso istituto le attività di banca d’investimento da quelle di banca commerciale potrebbe aiutare a ridurre i rischi per il contribuenti. Si tratta però di un intervento complesso dal punto di vista pratico e, soprattutto, che andrebbe concordato in sede europea. Difficile immaginare possa essere attuato.
La politica del credito immaginata da Lega e 5 Stelle è l’esatto opposto di quello a cui un “ governo del cambiamento” dovrebbe aspirare. Si tratta della solita solfa, fatta di politica che s’immischia nelle banche e di perdite che poi ripiana Pantalone. C’è un solo problema: tra crolli in borsa e tassi d’interesse in risalita, qui si sta davvero scherzando col fuoco.