L’ultima versione dello «schema» della manovra di bilancio per il 2019 del governo M5S-Lega è arrivata alla Commissione europea. Mancherebbe ancora qualcosa di quanto chiesto da Bruxelles per non proporre ai governi una procedura d’infrazione per deficit eccessivo a causa dell’alto debito. Così il giorno del giudizio potrebbe perfino slittare e non essere più domani, nell’ultima riunione dei commissari Ue del 2018. «Il dialogo tra la Commissione e l’Italia sta andando avanti — ha fatto sapere il presidente della Commissione Juncker tramite il portavoce — Il vicepresidente Dombrovskis e il commissario Moscovici sono in contatto con il ministro Tria. La Commissione deciderà i prossimi passi sulla base dei risultati di questo dialogo. Il lavoro continua a tutti i livelli, come stabilito all’Eurogruppo del 3 dicembre». In pratica domani i 28 commissari possono proporre «sì», «no» o rinvio.
Alla Commissione, responsabile del controllo tecnico sui bilanci nazionali, basterebbe portare la proposta sulla manovra al livello decisionale dei 19 ministri finanziari nell’Eurogruppo del 21 gennaio. Il premier Conte, Tria e i vicepremier Di Maio e Salvini preferirebbero eliminare domani il rischio di procedura d’infrazione, che ha provocato duri contrasti con l’Ue e di fatto un aumento del costo per gli interessi sul debito italiano, prima della passaggio al Senato previsto venerdì.
La cancelliera tedesca Merkel e altri premier hanno apprezzato la decisione del governo M5S-Lega di ridurre il deficit dal 2,4% a 2,04% del Pil (e le concessioni di Conte su vari dossier nell’ultimo summit Ue). Hanno così sollecitato la Commissione, che è solo formalmente indipendente dai governi più influenti, a chiudere il compromesso con Roma purché ai Paesi nordici «rigoristi» sia garantito un rispetto — almeno apparente — delle regole Ue di bilancio. Il governo M5S-Lega manterrebbe le misure base (reddito di cittadinanza e quota 100 nelle pensioni) e il deficit nominale intorno al 2,04%, tagliuzzando su altre voci (i tecnici scandagliano dal deficit strutturale fino alle stime di crescita). A Roma sembrano però aspettarsi di più.
«L’Europa ci ha detto limate — ha dichiarato Salvini —. Noi avremmo potuto dire “no”. Mi auguro che a Bruxelles ci sia buonsenso e non figli e figliastri: all’Italia contano anche i peli del naso e alla Francia di Macron fanno fare quel che gli pare. Mi auguro che la partita sia chiusa. Abbiamo fatto quel che dovevano fare. Siamo a Natale, siamo tutti più buoni, spero che anche Juncker sia più buono». Di Maio intende sia «evitare la procedura d’infrazione», sia mantenere le politiche di spesa espansive per non rischiare rivolte come quelle dei «gilet gialli» in Francia. «Non c’è sviluppo se non eliminiamo le tensioni sociali — ha detto —. È per questo motivo che noi nella legge di Bilancio ci occupiamo del contrasto alla povertà, di quota 100 e di altri provvedimenti». Conte e Tria mediano sperando che la posizione della Commissione sia politica più che tecnica.