Padova e Treviso insieme per “costruire il nuovo triangolo industriale”,come recita il titolo della prima assemblea congiunta: nasce AssindustriaVenetoCentro, la seconda rappresentanza confindustriale in Italia per numeri, la prima a livello regionale, espressione di una industria che genera il 39,2% del valore aggiunto manifatturiero del Veneto, il 5,4% di quello italiano (12,8 miliardi di euro, 15,2 con le costruzioni – 2015 ultimo dato disponibile). Nel 2017 le due province hanno esportato per 22,5 miliardi di euro, il 37% del totale veneto e il 5% di quello nazionale. L’attivo commerciale è di 9,2 miliardi (il 59,5% del Veneto).
Un’industria dal valore aggiunto “tedesco”, e un’area con numeri da record che si candida come vertice veneto del nuovo triangolo industriale, quello che va dalla Lombardia all’Emilia Romagna e si allunga a NordEst, e manda in soffitta la conosciuta configurazione (Torino-Milano-Genova) ormai superata.
Oggi da Padova e Treviso passa la crescita anche dell’economia nazionale:una popolazione complessiva di oltre 1,8 milioni di abitanti, 168mila imprese (al netto dell’agricoltura) per 796mila addetti, di cui 286mila nell’industria (39,5% del totale veneto). Una indagine congiunturale realizzata con Fondazione Nord Est su un campione di 500 aziende delle due province mostra che la striscia di risultati positiva qui prosegue, anche se assestata su un ritmo più basso. «Nel primo trimestre 2018, dicono i dati, la produzione aumenta su base annua del +0,1%, dopo il solido +2,8% messo a segno nella media del 2017 (+4,2% nel quarto trimestre). La performance migliore – secondo il report – è del metalmeccanico (+0,6%) e riguarda le imprese tra 20 e 49 addetti (+1,9%). La componente estera della domanda è ancora la più vivace con un +1,9%, spinto dalle vendite nei mercati extra-Ue (+2,7%), in rallentamento rispetto al +4,6% nel 2017. Avanza moderatamente la domanda interna (+1,5%). Ancora positiva la dinamica degli ordinativi (+2,4%) e prosegue il recupero dell’occupazione, +1,4% rispetto allo stesso periodo dellanno precedente (+1,8% nel 2017)».
Le aspettative delle imprese e la propensione a investire «restano moderatamente positive, anche se in calo rispetto alla rilevazione precedente: il 38,9% del campione – si legge nell’analisi – prevede un aumento della produzione nel periodo aprile-settembre, il 38,7% ordini esteri in salita. Sul fronte occupazione prevale la stabilità (65,4%), ma il 36,8% prevede nuove assunzioni. E il 27,2% aumenterà gli investimenti. Diminuisce, invece, il clima di fiducia sullo stato dell’economia italiana tra sei mesi».
La fusione “senza vie di mezzo” di VenetoCentro salda uno dei primi poli manifatturieri in Italia, omogeneo e complementare nei settori produttivi rappresentati, casa della produzione di pezzi rilevanti del made in Italy – macchine, moda, mobili, e agroindustria – con un grado di internazionalizzazione sopra la media nazionale. Ad assistere alla firma del patto, in sala al Pala Expo Venice di Marghera, ci sono anche Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda Confindustria Milano, Monza e Brianza, Lodi e Alberto Vacchi, presidente di Confindustria Emilia Area Centro: sono gli altri vertici di quel triangolo industriale che può giocare da protagonista in Europa. Lo dicono i numeri, nel rapporto di Fondazione Edison presentati dall’economista Marco Fortis. II Pil delle province che compongono il nuovo triangolo industriale (considerando le otto ai vertici – Milano, Monza e Lodi in Lombardia; Bologna, Modena e Ferrara in Emilia Romagna, Padova e Treviso in Veneto – non quelle interne) è di 324 miliardi, superiore a quello della Danimarca, e il valore aggiunto manifatturiero di 53 miliardi, più di quello del Belgio. Se nella logica delle aggregazioni e della crescita dimensionale si unissero in futuro anche Venezia e Varese, si arriverebbe a un Pil complessivo superiore a quello dell’Austria (375,5 miliardi) e un valore aggiunto che supera quello della Svezia (63 miliardi, elaborazioni su dati 2015).
Guardando all’intera area racchiusa in questo “triangolo economico metropolitano”, si arriva a un Pil superiore a quello di nazioni come Paesi Bassi, Svezia o Polonia: in una ipotetica graduatoria che considerasse l’asse Lombardia e NordEst come una entità a sé stante, nel 2015 questa si sarebbe posizionata al quarto posto nella classifica dei 28 Paesi dell’Unione europea per generazione di valore aggiunto manifatturiero, davanti anche al resto d’Italia e alla Spagna.