Assicurano che sia stata trovata documentazione di particolare interesse all’indagine sul crollo del ponte Morandi. Tanto che la Gdf punta l’attenzione anche sulla lettera di sollecito (pubblicata dall’Espresso e che Autostrade definisce una ” comunicazione ordinaria”), del 28 febbraio scorso, spedita al Mit e al Provveditorato alle Opere Pubbliche, firmata da Michele Donferri (direttore delle Manutenzioni di Autostrade) con la quale si sollecita il rilascio del parere chiesto ad ottobre 2017 sul progetto di retrofitting sul viadotto. Il decreto ministeriale arriverà l’11 giugno.
Raccontano che ieri i funzionari della Direzione della Vigilanza sulle concessioni autostradali del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti abbiano cercato di mostrarsi collaborativi, anche se « non fa piacere trovarsi in casa la Guardia di Finanza » . Anche se il ministro Danilo Toninelli twitta « Sono felice che si faccia chiarezza. Il Mit è a totale disposizione delle autorità che stanno indagando sul crollo del ponte Morandi. Buon lavoro a Gdf e magistrati».
Buon lavoro agli investigatori che ieri mattina, nell’atrio di piazzale Porta Pia, in abiti civili hanno atteso fino alle 9 l’arrivo di impiegati e funzionari. Poi, i militari partiti la sera prima da Genova, hanno esibito il decreto di sequestro ( contro ignoti, al momento non ci sarebbero indagati) firmato dal pm Massimo Terrile e dal procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio, titolari dell’inchiesta genovese sul crollo che il 14 agosto scorso ha fatto 43 vittime. Nel mirino la concessione rilasciata dal Mit ad Autostrade: gli obblighi di monitoraggio, manutenzione e sicurezza spettanti al concessionario; la vigilanza di competenza ministeriale e quella consultiva del Provveditorato. Tanto che il blitz romano è avvenuto in contemporanea con quelli alle sedi genovesi del Provveditorato alle Opere Pubbliche e all’Ufficio Ispettivo Territoriale del Mit. I sequestri hanno interessato anche le sedi di Roma, Firenze e Milano della Spea Engineering Spa, società controllata da Atlantia responsabile del monitoraggio della rete autostradale.
Finanzieri e magistrati hanno acquisito documenti, scambi epistolari, mail, progetti, tutto ciò che può riguardare il viadotto strallato inaugurato nel ‘ 67. « Occorre accertare se Spea ha monitorato, se Autostrade hanno segnalato, se il Provveditorato ha svolto il suo ruolo e se il ministero ha vigilato » , precisa il procuratore capo Francesco Cozzi. Gli investigatori ripercorrono a ritroso nel tempo i passaggi amministrativi e tecnici.Sopratutto per capire chi non ha fatto cosa. Fissano l’ 81, quando appena 14 anni dopo l’ingegnere Riccardo Morandi è chiamato dall’allora Società Autostrade a compiere uno studio sul ponte che ” presenta degrado”. E lo stesso progettista mette nero su bianco che ” la struttura esposta agli agenti atmosferici presenta deterioramento del cemento armato molto rapido in alcune parti, più di quanto ci si possa aspettare”. C’è di più in quella perizia tecnica: l’ingegnere insiste sul pilone 9 ( quello crollato) e scrive: «il tipo di lesioni trasversali fa diminuire la sicurezza e la stabilità » . Cosa è stato fatto? Il sequestro dei carteggi, dopo quello della scorsa settimana ad Autostrade, cerca una risposta. I magistrati puntano l’attenzione anche sulle dichiarazioni di alcuni ingegneri del Provveditorato, sentiti come testimoni: confessano la loro incompetenza a rilasciare pareri, su interventi complessi fino allo scorso anno affidati ad una super commissione dei Lavori Pubblici.