«Abbiamo 450 miliardi di asset in gestione, che oggi producono un risultato netto di 84 milioni. Nel 2020 dovranno darci 300 milioni». Philippe Donnet aveva indicato obiettivi ambiziosi la scorsa primavera, presentando il piano del gruppo Generali per crescere nel segmento dell’asset management. Nelle ultime settimane questa strategia ha conosciuto un passaggio cruciale con la creazione di Generali Investment Partners Sgr, incaricata della promozione e gestione dei fondi di investimento.
La newco, che diverrà operativa una volta ricevute le necessarie autorizzazioni (a partire da quella di Bankitalia), è stata costituita con un capitale sociale di un milione. Alla guida un board composto da tre membri: il presidente Timothy Ryan, Emiliano Di Giammatteo e Carlo Trabattoni. Ryan abbina il nuovo incarico a quello di group chief investment officer del gruppo, che ricopre dal gennaio 2017, quanto è stato chiamato a sostituire Nikhil Srinivasan, entrato a far parte del group management committee. Il manager anglo-americano ha lavorato in passato in realtà come Axa Investment Manager e AllianceBernstein. Di Giammatteo, nel gruppo triestino da cinque anni, è chief financial and strategy officer della divisione investment asset & wealth management.
La novità è Trabattoni: laureato in Bocconi e con un passato in Fideuram, è approdato poi in Schroders fino a diventare ad di Schroders Italy Sim e country head per l’Italia della società di asset management in Italia. A loro tre spetterà il compito di accelerare la crescita del Leone nell’asset management, settore in cui è già ai vertici del mercato italiano, con un’esposizione fin qui più forte sulla clientela istituzionale.Quanto alla strategia, Donnet in passato ha fatto riferimento alla piattaforma multiboutique. «In una fase di tassi bassi che durerà a lungo, le compagnie non possono investire solo nei titoli di Stato, ma devono farlo anche in asset class che conoscono meno bene», è il pensiero del manager francese. Il quale pensa soprattutto al private equity, al real estate e debt financing per le infrastrutture. Oltre al comparto assicurativo. «Abbiamo polizze unit linked per 90 miliardi di premi, ma ne gestiamo direttamente il 14%. Per il restante 86% paghiamo qualcun altro perché lo faccia al posto nostro», ha ricordato ancora Donnet, indicando nella gestione uno spazio ampio di crescita.
«E poi dobbiamo lavorare di più per conto terzi: oggi gestiamo solo 8 miliardi di altre compagnie, ma in Europa ci sono 4.000 assicurazioni e a molte di loro possiamo offrire una piattaforma completa per i loro investimenti».La strategia di crescita nell’asset management prevede infine la possibilità di acquisire team di gestori con specializzazioni di nicchia. Tutto questo non andrà a cannibalizzare la controllata Banca Generali, sempre più orientata al profilo di private bank. Resta da capire se effettivamente gli obiettivi ambiziosi indicati dal group ceo potranno essere raggiunti in breve tempo, considerato anche che la concorrenza si fa sempre più serrata sia per l’ingresso di nuovi operatori nel mercato europeo, sia per il progressivo abbassamento dei ricavi commissionali conseguenti all’introduzione della Mifid 2, direttiva europea che aumenta la trasparenza nell’ambito della distribuzione finanziaria, a cominciare dal versante dei costi.