Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica, punta al 5% delle Generali. Le grandi manovre su Trieste vanno di pari passo con la nascita del colosso italo francese Essilor-Luxottica: ieri l’assemblea dei soci della holding, che si è tenuto in uno dei luoghi più iconici della Parigi moderna, il Grande Arche de la Defense, ha sancito, nella sostanza, l’avvio del cantiere per l’integrazione tra le due società, Essilor e Luxottica. Un’alleanza, la cui solidità si misurerà presto con il primo vero banco di prova: la tenuta della governance e la scelta “condivisa” del futuro amministratore delegato del gigante del mondo dell’occhialeria.
Delfin verso il 5% di Trieste
«Quello in Generali è per Delfin un investimento destinato a salire in maniera consistente». Leonardo del Vecchio, non più tardi di un mese fa, aveva già preannunciato di voler aumentare la presa sulle Generali, dove oggi detiene il 3,5%. Ieri, in occasione dell’assemblea dei soci di Essilor Luxottica, ha tradotto in un numero le sue ambizioni. «L’obiettivo è salire al 5%, poi mi fermo», ha detto il patron di Luxottica in merito alle mire sulla compagnia assicurativa, sottolineando che il recente piano industriale presentato da Philippe Donnet, ceo delle Generali, lo scorso 21 novembre ha trovato il suo gradimento. «I dati che sta dando l’a.d. sono ottimi, le operazioni che sta facendo ci assicurano il dividendo e noi siamo contenti». Nella sostanza, dunque, Del Vecchio si è detto pronto a investire circa 340 milioni ulteriori per centrare il target del 5%. Un’ascesa che va di pari passo con quella di un altro socio forte della compagnia, ossia Francesco Gaetano Caltagirone, oggi al 4,54%. E che proietta il nucleo dei soci privati italiani, dove compaiono anche Edizione con il 3% e il gruppo De Agostini con l’1,7%, verso un pacchetto uguale o superiore a quello di Mediobanca, oggi al 13% e storicamente primo azionista della compagnia. Il tutto in vista di un appuntamento chiave: il rinnovo del consiglio di amministrazione del Leone.
Il nodo governance
Nel frattempo, sul fronte industriale, il patron di Luxottica procede a passo spedito verso la costruzione di quello che lui stesso ha definito ieri come il «sogno di una vita», EssilorLuxottica, rinominata da Del Vecchio in “Essilux”. Il delisting della società italiana da piazza Affari avverrà entro il primo trimestre del 2019, ha annunciato ieri Hilary Harper co-cfo di EssilorLuxottica dopo la chiusura dell’ops sul gruppo italiano che ha portato la holding italo francese a raggiungere il 93,3% del capitale di Luxottica. Questo nel giorno in cui il titolo EssilorLuxottica ha chiuso in rialzo del 3,5% e Luxottica è balzata del 4,28%. «Intendo essere il punto di riferimento di tutti gli azionisti: uniremo il meglio di entrambe le società, senza che una prevalga sull’altra», ha affermato il presidente esecutivo di EssilorLuxottica, Del Vecchio, aprendo l’assemblea di Essilor Luxottica che ha approvato tutti i punti all’ordine del giorno, partendo dal piano di incentivazione ai dirigenti.
Archiviato il capitolo più finanziario della fusione EssilorLuxottica, resta ora da definire la partita sulla governance del gruppo. Una partita dove, ha fatto capire nei giorni scorso Del Vecchio, l’anima italiana intende avere un ruolo chiave. E questo non solo nel libro soci: la Delfin del fondatore del gruppo italiano avrà infatti il 31% dei diritti di voto nella holding, contro il 4% dei manager e dei dipendenti Essilor. In virtù del “peso” azionario, Del Vecchio ha candidato in modo pubblico e inatteso il suo braccio destro Francesco Milleri, ceo di Luxottica, come nuovo amministratore delegato del gruppo italo francese. Una forzatura, secondo diversi osservatori, che ha preso i francesi un po’ in contropiede e che evidentemente sarà oggetto di confronto nelle prossime ore. Tanto più che, come stabilito negli accordi siglati nell’ambito della fusione, l’individuazione del ceo è affidata al comitato nomine, che si farà aiutare dai gruppi internazionali di head hunter. Un percorso che inizierà al più presto a gennaio e avrà bisogno di diversi mesi per arrivare a un nome condiviso. Se poi sarà individuato in Milleri, come caldeggiato dal fondatore di Luxottica, si vedrà.