La lettera è arrivata alla Cir venerdì scorso: Carlo De Benedetti vuole prendere il 29,9% di Gedi, al prezzo di chiusura di Borsa di giovedì, ossia 0,25 euro per azione. Cir, di rimando, respinge la proposta. La società che controlla il 45,75% dei diritti di voto del gruppo editoriale (cui fanno capo La Stampa, La Repubblica, 14 giornali locali – tra cui il nostro – e alcune radio) in una nota spiega di ritenere l’offerta «manifestamente irricevibile in quanto del tutto inadeguata a riconoscere a Cir e a tutti gli azionisti il reale valore della partecipazione e ad assicurare prospettive sostenibili di lungo termine a Gedi». L’Ingegnere torna a guardare all’ex Gruppo Espresso da cui era uscito (restandone presidente onorario) nel 2017 a conclusione dell’integrazione con Itedi, i cui azionisti Exor e Perrone oggi hanno rispettivamente il 6,26% e il 5,24% del capitale con diritto di voto di Gedi.
Due anni più tardi, Carlo De Benedetti vorrebbe «rilanciare il gruppo». Nonostante «prospettive difficili», afferma la convinzione che «con passione, impegno, consenso e competenza, il gruppo possa avere un futuro coerente con la sua grande storia». Il presidente di Cir, Rodolfo De Benedetti, si dice invece «profondamente amareggiato e sconcertato dall’iniziativa non sollecitata né concordata presa da mio padre e il cui unico risultato consiste nel creare un’inutile distrazione, della quale certo non si sentiva il bisogno». Amarezza che il numero uno di Cir riferisce anche «rispetto al lavoro delle tante persone impegnate quotidianamente a garantire un futuro di successo al Gruppo Gedi, che da anni opera in un settore dei più sfidanti». Risultato: «I miei fratelli ed io, come azionisti di controllo del Gruppo Cofide-Cir continueremo a dare il nostro pieno supporto al management in questo percorso». Carlo De Benedetti, in serata, controreplica al figlio, dice di trovare «bizzarre» le sue dichiarazioni e accusa lui e il fratello Marco di non avere «né competenza, né passione per fare gli editori». I termini dell’offerta di Carlo De Benedetti – su cui Consob ha acceso un faro – sono contenuti in una lettera firmata dal presidente di Romed (controllata al 99% dall’Ingegnere), Luigi Nani. Due le condizioni.
La prima è che «i componenti il cda di Gedi di nomina Cir rassegnino le proprie dimissioni entro due giorni» dal trasferimento delle azioni a Romed, «ad eccezione dell’ing. John Philip Elkann e del dr. Carlo Perrone che potranno mantenere le attuali cariche e gli attuali poteri». In secondo luogo, la proposta è subordinata al fatto che «per le residue azioni che resteranno di sua proprietà, Cir si impegni a distribuirle ai propri soci (ovvero ai soci della società riveniente dalla fusione Cofide/Cir) entro un anno» dal trasferimento delle azioni oggetto della proposta. Carlo De Benedetti ha chiesto tempi stretti per la risposta, visto che «la presente offerta irrevocabile» è «efficace fino al termine del secondo giorno di Borsa aperta successivo alla data» del primo cda di Cir. Ce n’è uno previsto il 28 ottobre, per i conti dei 9 mesi. Non servirà attendere, la risposta è chiara fin da ora: l’offerta dell’Ingegnere è «irricevibile».