Quattro anni di Garanzia Giovani. Domani 1° maggio il programma europeo rivolto all’universo dei Neet, i ragazzi che non studiano e non lavorano, tra i 15 e i 29 anni, sarà al quarto giro di boa rispetto all’apertura del portale nazionale – nel 2014 – che consente di iscriversi al Piano e provare così a uscire dai margini del mercato del lavoro. Il bilancio dell’Anpal, l’Agenzia nazionale delle politiche attive, tracciato nel rapporto che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare, parla di oltre un milione e mezzo di iscrizioni (al 31 dicembre 2017) che scendono però a 1,3 milioni se si considerano le cancellazioni. I “presi in carico” – i giovani che sono stati ricontattati dai servizi per l’impiego – sono ancora di meno, poco più di un milione. Di questi 547mila sono stati avviati a un intervento di politica attiva e 226mila sui 472mila che hanno concluso il percorso hanno poi trovato un posto di lavoro. Un lavoro che in quasi un caso su tre (30,5%) è a tempo indeterminato, nel 41% coincide con l’apprendistato, mentre il resto si divide tra tempo determinato (25%) e altre forme residuali (come job on call e contratti di collaborazione).
«Premesso che si può e si deve fare di più – commenta Maurizio Del Conte, presidente Anpal – i risultati nel complesso li ritengo positivi, considerato che stiamo ragionando su un progetto rivolto a una categoria ai margini della vita sociale e produttiva del Paese e che grazie alla Youth Guarantee si sono in qualche modo messi in gioco: hanno misurato le loro competenze, sono entrati in contatto con strutture quali i centri per l’impiego riacquistando una dimensione sociale, attivandosi e dando la loro dichiarazione di disponibilità». A voler vedere il bicchiere mezzo vuoto, però, la maggior parte dei registrati al programma si è persa per strada, visto che su un totale di 1,3 milioni, coloro che hanno concluso il percorso sono stati, come detto in precedenza, meno di 500mila e chi ha trovato un’occupazione rappresenta il 17,5% dei registrati, quasi uno su cinque.Il rapporto dell’Anpal evidenzia comunque che nel periodo di osservazione il 69,2% dei giovani che ha portato a termine una misura ha avuto una o più esperienze di lavoro che poi si sono, in alcuni casi, interrotte.
«Sicuramente i risultati sarebbero stati diversi – sottolinea Del Conte – se il nostro Paese avesse avuto una rete di servizi per il lavoro efficiente e strutturata. In questo senso Garanzia Giovani ha contribuito in modo determinante a evidenziare la necessità di implementare la riforma del lavoro che ha portato alla nascita della stessa Anpal». Risultati in chiaroscuro anche sullo scacchiere europeo, dove l’Italia registra un calo del 9% dei Neet, passati da 2,41 milioni nel 2014 a 2,19 nel 2017, ma resta ultima, nel drappello dei peggiori. Anche se il picco negativo(26,2%) di quattro anni fa si allontana, il 24,1% degli under 30 rientra ancora nella categoria dei «Né né», contro una media Ue del 13,4% e dista anni luce dalle virtuose Germania (8,5%) e Olanda (5,9 per cento). La media italiana nasconde poi una frattura evidente tra il Nord, dove i Neet sono il 16,7%, e il Sud, dove la percentuale è più che doppia, al 34,4%.
Dal report dell’Anpal emerge poi l’identikit dei giovani “presi in carico”: nel 55% dei casi hanno tra i 19 e i 24 anni, il 10,5% è rappresentato da ragazzi fino a 18 anni e il restante 34,5% da over 25. Nel complesso, il 58% dei giovani ha un diploma superiore, il 23% solo la licenza media e il 19% la laurea. Le misure di politica attiva complessivamente erogate gli iscritti al Programma sono state 625mila (alcuni giovani ne hanno ricevute più di una): il tirocinio extracurriculare si conferma lo strumento più diffuso (60%), seguito dagli incentivi occupazionali (23%) e dai corsi di formazione (12,3%). «Il fatto che abbiamo un così alto numero di tirocini – spiega Del Conte – dipende anche dalla mancanza di un efficace sistema di alternanza scuola/lavoro. Comunque, gli stage di chi ha aderito a Garanzia Giovani presentano tassi di assunzione più elevati. Nel 2016 su 100 aderenti alla Youth Guarantee, 42 sono stati assunti dopo 6 mesi. Su 100 non aderenti gli assunti sono stati 39».
Resta comunque il fatto che la maggioranza dei ragazzi non vede trasformarsi lo stage in un contratto di lavoro vero e proprio. I margini per migliorare la Garanzia Giovani, insomma, non mancano. «Bisogna creare un sistema virtuoso di rete tra pubblico e privato – conclude Del Conte – in accordo e sinergia con le Regioni, con una cabina di regia che valorizzi le esperienze migliori replicandole sul territorio nazionale e intervenga in sussidiarietà dove è necessario». Una sfida impegnativa che non può prescindere da un uso efficiente delle risorse economiche a disposizione, che poche non sono. La prima fase di Garanzia Giovani conta su una dote di 1,5 miliardi da spendere entro quest’anno. Nel 2017, dopo la revisione intermedia del bilancio Ue, sono arrivati ulteriori 1,27 miliardi allargando al 2020 il raggio di azione degli interventi, con la possibilità nelle Regioni del Mezzogiorno di estendere il Programma a tutti i giovani disoccupati, non necessariamente Neet.