Gli investimenti di Industria 4.0 nel primo trimestre ‘18 hanno frenato.Quale sia il legame tra questa tendenza e le avvisaglie di un più generale rallentamento dell’economia lo capiremo meglio a breve con i dati Istat attesi per il 2 maggio, ma intanto il segnale che arriva dalle rilevazioni trimestrali di Ucimu-Confindustria va preso in seria considerazione. Si parla di ordini di macchine utensili e robot, quelli che ancora per tutto il 2018 usufruiscono degli incentivi del piano Calenda ovvero super-ammortamento al 130% e iperammortamento al 250%. La frenata sul mercato interno – che registra gli ordini emessi da aziende italiane dei vari settori – è del 25,8%. Non è poco ma ci sono però due caveat da tener presenti: a) il confronto è con il primo trimestre del ‘17 che aveva fatto registrare a sua volta un incremento molto elevato; b) il valore assoluto registrato dall’indice Ucimu sugli ordini è comunque storicamente alto (oltre 179 punti sui 100 base del 2010). A onor di cronaca bisogna poi aggiungere che a un mercato interno in contrazione ha fatto da contrappeso l’export che registrato un picco (+7,6%) grazie al quale il trimestre per i costruttori italiani può chiudersi con un calo complessivo contenuto (-4,3%).
Analizzando nel dettaglio i dati della frenata emerge che il mese peggiore è stato gennaio ‘18 e ciò sarebbe la dimostrazione di un’anticipazione degli ordini addensatasi nel mese di dicembre ‘17 per timore che gli incentivi non fossero rinnovati. Febbraio e marzo hanno conosciuto un trend più incoraggiante e questo fa dire a Massimo Carboniero, presidente di Ucimu, che «la frenata non preoccupa, ce l’aspettavamo e il vero stop è stato solo in gennaio, non si tratta dunque di una totale inversione di tendenza e infatti già dal prossimo trimestre ci aspettiamo un flusso di commesse più regolare». Del resto proprio l’Ucimu aveva pubblicato tempo fa uno studio sul parco-macchine installato nelle imprese italiane nel quale denunciava un invecchiamento senza precedenti, a causa dello «sciopero degli investimenti» protrattosi dal 2008 al 2014. Ad oggi si può stimare che solo 1 azienda su 4 abbia sostituito gli impianti obsoleti (la stima è di 45 mila nuove macchine inserite in fabbrica nel corso del 2017) e di conseguenza almeno potenzialmente c’è ancora molto da fare, al netto poi delle novità tecnologiche legate al digitale e ai sistemi di connessione 4.0. Carboniero può dirsi comunque soddisfatto perché il suo settore – composto in grandissima parte di Pmi che non hanno accresciuto la taglia – viaggia all’84% della capacità produttiva.
In conclusione si può dire che tutto il movimento 4.0 sta in qualche maniera ridisegnando, a ritmi più o meno veloci, una porzione significativa della manifattura italiana e a tempo debito bisognerà tirarne le conseguenze sperando di avere un governo in grado di farlo aggiornando il precedente piano. «L’incertezza politica non è certo di aiuto per chi fa impresa e deve decidere di investire» commenta lo stesso Carboniero.