Il rallentamento dell’economia e l’incertezza legata al dibattito, con l’arrivo del nuovo governo Conte, sulla stretta su contratti precari e licenziamenti, poi sfociata nel decreto dignità, frenano il mercato del lavoro. A giugno, dopo cinque mesi di crescita inenterrotta dei nuovi contratti a tempo indeterminato, il saldo tra attivazioni e cessazioni dei rapporti stabili torna negativo, -6.790 unità. Anche l’impennata dei contratti a termine, registrata nei mesi scorsi, si mostra meno forte: la variazione netta, a giugno, si ferma a +36.559 rapporti a tempo determinato, praticamente la metà sia rispetto a giugno 2017 (+73.416 contratti) sia su maggio 2018 (+74.298).
A indietreggiare sono un pò tutte le assunzioni, specie quelle in somministrazione, oggi ugualmente scoraggiate dal recente giro di vite normativo: qui il saldo mensile evidenzia appena +1.036 nuovi rapporti.
La fotografia scattata ieri dall’Inps conferma un andamento occupazionale “fiacco”: nei primi sei mesi dell’anno il saldo dei contratti a tempo indeterminato resta positivo, +140.004 rapporti; un risultato su cui pesa soprattutto il buon andamento delle trasformazioni dei contratti temporanei (in stabili), +84mila unità, con un incremento del 58,7% nel confronto con il primo semestre 2017 (insomma, le scelte operate dai precedenti esecutivi sembrano dare più risultati).
L’esonero giovani, in vigore da gennaio, stenta però a decollare: da gennaio a giugno i rapporti fissi incentivati si sono fermati a quota 60.344 (peraltro a maggio e giugno la crescita mensile è stata inferiore a quella dei mesi precedenti); e sul totale assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato nello stesso periodo (867.592) rappresentano appena il 6,96 per cento.
«Non c’è dubbio che il rallentamento di Pil e investimenti produce un effetto anche sul mercato del lavoro – spiega l’economista, Carlo Dell’Aringa -. Ma anche i costi aggiuntivi e i giri di vite normativi sui contratti a termine stanno influenzando le scelte assunzionali delle imprese, che si dimostrano più attendiste».
«La congiuntura economica non è particolarmente brillante – aggiunge Pierangelo Albini, direttore dell’area lavoro, welfare e capitale umano di Confindustria -. Ma la confusione e l’incertezza sugli effetti delle nuove regole sui contratti non ha aiutato, e a giugno ha finito per penalizzare tutte le tipologie di assunzioni».