Dalla Sicilia, allo sbarco sul continente. Dalla Calabria, al Friuli Venezia Giulia. Con tanto di approdo negli Stati Uniti, nel New Jersey. La distilleria Fratelli Caffo, specializzata in bevande alcoliche tra cui amari, grappe e liquori alle erbe, ne ha fatta di strada da quella prima bottega alle pendici dell’Etna. «Caffo Giuseppe fu Venerando. Distilleria alcool e tartarici», si leggeva nel 1915 sull’insegna del laboratorio di Santa Venerina, a 350 metri sul livello del mare. «Il mio antenato – racconta Nuccio Caffo, amministratore delegato del gruppo – ha iniziato facendo il fecciaio, lavorava cioè i residui del vino per conto delle distillerie locali. La distribuzione era limitata al territorio e i clienti erano per lo più i compaesani». Il salto, in termini di business, avviene con la generazione successiva.
Negli anni Cinquanta la produzione si sposta a Limbadi, in Calabria. Vengono introdotti gli impianti a ciclo continuo e viene avviato l’imbottigliamento con marchio in proprio. Qualche decennio più tardi nasce la punta di diamante: l’Amaro del Capo. «Da lì comincia la nostra espansione: la strategia è stata scommettere su prodotti unici e riconoscibili. A fare la differenza la buona rete di vendita e distribuzione, che ci ha fatto conoscere in tutta Italia e oltre confine».
Oggi il gruppo, di cui è presidente il padre di Nuccio, Giuseppe Caffo, vanta filiali tra Stati Uniti e Germania, un fatturato di 50 milioni di euro nel 2016, 80 venditori e 50 dipendenti. «Gli obiettivi raggiunti – continua l’amministratore delegato – dieci anni fa erano impensabili. Da ragazzo pensavo che sarebbe stato un successo produrre un milione di bottiglie l’anno di Amaro del Capo. Oggi abbiamo superato i 4 milioni».
Merito anche degli investimenti tecnologici. «Abbiamo puntato sull’automazione nei nostri stabilimenti e su macchine capaci di produrre 13.500 bottiglie in un’ora. L’innovazione è un fattore chiave per noi da prima che si parlasse di Industria 4.0». Se il mercato nazionale resta il punto di forza, nel futuro il gruppo punta a espandersi ulteriormente all’estero. «Stiamo crescendo negli States. C’è voluto tempo, abbiamo dovuto adattarci alle normative americane ma i nostri prodotti piacciono per la loro natura artigianale. Perfino Starbucks li ha selezionati per le sue caffetterie».
I mercati del domani per Caffo sono quelli dell’America Latina, della Russia ma anche dell’Albania e della Spagna. «Crediamo nella nostra formula preservare la tradizione innovando. Anche perché cosa sono le tradizioni, se non innovazioni ben riuscite?».
*L’Economia, 11 giugno 2018