Nessuno sa cosa sarà esattamente Brexit. In attesa di capirlo, l’elettorato britannico inizia a fare i suoi distinguo tra soft e hard Brexit, tra no-deal e bad deal, tra Leave e Remain nella Ue, tra democrazia parlamentare e referendaria. E i colossi bancari iniziano a calcolare come arginare l’aumento dei costi, perché per le loro tasche questo sarà prima di tutto Brexit, un conto più salato sul business dell’investment banking: l’ultima è Deutsche Bank che, come riportato dal Financial Times, ha deciso di trasferire dalla City a Francoforte, presso la clearing house Eurex, una larga parte delle operazioni di compensazione sui derivati over-the-counter denominati in euro.
L’ultimo sondaggio tra gli elettori della Gran Bretagna, realizzato da Sky e pubblicato ieri, mette in luce il dibattito che sta dilaniando il Regno Unito, dal mondo del business alle famiglie, dal settore finanziario al Parlamento. Il 50% dei britannici è ora favorevole a un nuovo referendum sulla Brexit su tre scenari: 1)l’accordo tra Theresa May e Ue; 2) nessun accordo; 3) restare nella Ue. Questa volta dunque il referendum sarebbe molto più articolato rispetto a quello del 23 giugno 2016 perché dopo oltre due anni di trattative, questa la tesi di chi è favorevole al referendum, i votanti ora hanno un’idea più chiara degli effetti di Brexit sul Paese, basata sui dettagli di un accordo Gb-Ue. C’è anche però chi ritiene che l’elettorato non sarebbe in grado di valutare i dettagli di un accordo di enorme complessità tecnica: la decisione sul sì o no all’accordo dunque andrebbe lasciata ai “tecnici” che sarebbero i membri del Parlamento. A dispetto di questa posizione, c’è chi controbatte asserendo che il Parlamento britannico è a pezzi, i partiti sono troppo divisi su Brexit, e quindi l’istituzione non è più in grado di funzionare come strumento di democrazia.
In tutto questo garbuglio, in base al nuovo sondaggio Sky, il 50% è favorevole a un nuovo referendum, il 40% contrario e il 10% indeciso. Rispetto ai tre scenari proposti, il 48% preferisce rimanere nella Ue, il 27% lasciare senza accordo e solo il 13% favorevole all’accordo del governo.
La nuova ricerca evidenzia nettamente il calo della fiducia dei britannici nei confronti della trattativa in corso: il 65% (un aumento del 15% rispetto a un mese fa) crede che il governo spunterà un “bad deal”, un cattivo accordo negativo per il Paese. Il 78% degli intervistati – 1.466 clienti Sky interpellati tra il 20 e il 23 luglio – ritiene che il governo May stia facendo un cattivo lavoro sui negoziati con Bruxelles (+23% da Marzo) e solo il 10% approva cosa fatto finora dal governo.
La trattativa Gb-Ue intanto continua. Secondo il Financial Times ci sarebbe un’apertura del commissario Michel Barnier rispetto al Libro Bianco proposto dalla May, finora bocciato. Sembrerebbe ci sia stato un malinteso rispetto a un arbitro indipendente sui servizi finanziari: il governo May ha chiarito che non lo ha richiesto, come invece risultava nell’interpretazione di Bruxelles. Il punto della discordia riguarda uno dei nodi chiave: Londra sta tentando di spuntare un accordo in base al quale le regole britanniche potrebbero essere equiparate a quelle europee, dando così a Londra la possibilità di evitare l’esodo delle grandi banche in Europa continentale.
Tuttavia, appare chiaro che l’Europa non è disposta proprio su questo a fare concessioni. Per operare nella Ue post-Brexit, le banche non europee che finora hanno fatto base a Londra con casa-madre non potranno più farlo: dovranno ricreare nella Ue una casa madre con capitale, liquidità, organizzazione e compliance adeguati per il business svolto in Europa sotto le regole europee. Non si tratterà di una duplicazione, ma quel che resterà a Londra servirà per il mercato inglese o mondiale, non europeo. Questa divisione tra Londra e la Ue comporterà un aggravio di costi. Per questo, Deutsche Bank, che è alle prese da anni con un rapporto elevato tra costi e ricavi, avrebbe deciso di trasferire da Londra alla clearing house Eurex a Francoforte la metà o comunque una larga parte della compensazione delle operazioni in derivati over-the-counter in euro: un’operazione di back office che non implica al momento un trasferimento di personale tra Londra e Francoforte ma che consente a Db di risparmiare sul clearing dei derivati Otc, un’attività molto importante per le banche di investimento con ambizioni di operatività sulla grande clientela corporate a livello globale.