Contro venti e maree e nonostante il difficile clima politico in Europa, i ministri delle Finanze della zona euro proseguono le discussioni nel tentativo di dotare l’unione monetaria di un proprio bilancio. Il desiderio è di chiudere il negoziato entro giugno, approfittando della breve finestra da qui alle prossime elezioni europee di primavera. La partita è in corso e mette a confronto le diverse anime della zona euro in un momento di crescente nazionalismo. Parlando questa settimana dinanzi a un consesso di parlamentari europei e di deputati nazionali qui a Bruxelles, il presidente dell’Eurogruppo Mário Centeno ha spiegato a grandi linee le caratteristiche di questo nuovo strumento finanziario. «Non si tratta di una revisione cosmetica dei diversi strumenti di bilancio già esistenti nell’Unione (…) Il nuovo strumento deve essere dedicato alla zona euro, a far crescere il suo valore e aumentare il desiderio di partecipare all’unione monetaria».
Secondo le informazioni raccolte a Bruxelles e in altre capitali europee, i ministri delle Finanze hanno già organizzato i lavori dei prossimi mesi, da qui alla fine del semestre. Due giorni fa a Berlino il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz si è detto fiducioso che si raggiunga «un compromesso in estate», mentre una posizione comune franco-tedesca in materia dovrebbe essere formalizzata nei prossimi giorni. L’obiettivo è di trovare un accordo su tre aspetti: i compiti del bilancio, il modo in cui dovrà essere gestito, e infine le sue fonti di finanziamento.
Prima di tutto, il denaro dovrà essere utilizzato per finanziare riforme economiche e investimenti pubblici in modo da promuovere la convergenza e la competitività. Questo aspetto non è banale poiché alcuni governi avrebbero voluto che servisse anche per garantire la stabilità nel caso di shock economici. Paesi quali l’Olanda si sono opposti. Non vogliono che il bilancio della zona euro crei surrettiziamente azzardo morale, vale a dire una opportunità per non risanare i conti pubblici nazionali. Quanto alla gestione pratica del nuovo bilancio, non mancano gli interrogativi. Vi saranno condizioni da rispettare per utilizzarlo? Sarà uno strumento gestito dalla Commissione europea nel quadro dell’analisi dello stato di salute dei paesi membri? Oppure l’Eurogruppo avrà importante voce in capitolo, magari in un contesto di accordo intergovernativo? Più in generale, quanto più vi saranno condizionalità, tanto più il nuovo bilancio potrebbe agire anche sul ciclo economico.
Infine, il terzo capitolo che verrà discusso dai ministri sarà quello della dotazione del nuovo strumento: quanto denaro avrà? Questa settimana, il presidente Centeno si è limitato a dire che il nuovo bilancio della zona euro deve essere «efficiente». I paesi membri dovranno anche decidere se il bilancio sarà finanziato solo da contributi nazionali o anche da risorse esterne, per esempio nuove imposte. E ancora: il denaro sarà concesso ai governi sotto forma di prestito o di sussidio? A conti fatti, si sta facendo strada l’idea di un meccanismo che dia una leva finanziaria al processo di controllo macroeconomico effettuato da Bruxelles nel quadro del Semestre Europeo. Sulla base delle grandi priorità della zona euro, ogni paese potrebbe essere chiamato a presentare progranni di investimento e di riforme finanziate sia dal nuovo strumento economico che dallo stesso stato membro. In questo quadro, il denaro potrebbe essere concesso via sussidi, e non semplici prestiti. In veste nuova, sta tornando in auge l’idea di «accordi contrattuali» di cui si era parlato a inizio decennio quando fu creato il Meccanismo europeo di Stabilità (ESM). Insomma, seppur sia presto per giudicare uno strumento ancora oggetto di negoziato, la partita in corso è significativa. Da un lato, si gettano le basi per un possibile futuro ministro delle Finanze europeo. Dall’altro, nel caso di sussidi finanziati non da denaro nazionale ma da imposte, si rafforzerebbe l’integrazione della zona euro.
Nel frattempo, la situazione italiana sta influenzando le discussioni tra i ministri, a dispetto dell’atteggiamento costruttivo che viene riconosciuto al paese dai suoi partner in sede negoziale. Il comportamento controverso del governo Conte sul fronte dei conti pubblici così come su altri versanti ha reso difficile la possibilità che il nuovo bilancio possa avere una funzione di stabilizzazione. È paradossale una Italia il cui atteggiamento in Europa è spesso controproducente rispetto ai suoi interessi.