Il top dell’ottimismo tra gli imprenditori europei si riscontra tra i Paesi dell’Est.Al primo posto ci sono gli slovacchi, seguiti da polacchi, sloveni e bulgari. A decretarlo è un sondaggio condotto dall’Een (Enterprise Europe Network), ente della Commissione europea. La ragione è negli elevati tassi di crescita di quei Paesi, anche se a livello assoluto il livello di ricchezza pro-capite resta inferiore rispetto alla parte occidentale del Vecchio Continente. Anche se non sarà così ancora per molto: la Banca mondiale stima un sorpasso nel Pil pro-capite di numerosi Stati della nuova Europa rispetto alla parte meridionale del Continente entro il 2025.
E allora non stupisce l’interesse evidenziato dalle grandi banche e assicurazioni italiane verso quei mercati. In primo luogo il target di clientela degli istituti di credito è costituito dalle aziende nostranE che operano in quei territori, mentre le compagnie hanno una presenza più diretta sui consumatori locali.L’ultima operazione in questa direzione è di Generali, che nei giorni scorsi ha annunciato un tris di operazioni tra i Balcani e l’Europa Centro-Orientale. Il Leone ha raggiunto un accordo per l’acquisto di Adriatic Slovenica, terza compagnia della Slovenia, divenendo così il secondo gruppo assicurativo del Paese. Un’operazione da 245 milioni di euro, alla quale si sono aggiunte due acquisizioni in Polonia: Concordia Capital e Concordia Polska Tuw dagli azionisti Concordia Versicherung e Vereinigte Hagelversicherung. Generali attualmente è l’ottava compagnia assicurativa in Polonia, dove opera dal 1998, con premi lordi per 550 milioni e una quota di mercato del 3,8%. Inoltre è leader nel mercato ungherese, seconda nella Repubblica Ceca e in Serbia, terzo in Slovacchia e Austria e si piazza fra le prime dieci compagnie in Romania, Bulgaria, Polonia Croazia e Montenegro. Queste operazioni vanno inquadrate nel piano di riposizionamento internazionale del Leone, che ha deciso di uscire dai Paesi in cui ha quote marginali, e pertanto poco profittevoli per puntare sui mercati in via di sviluppo.
Ma molto attiva a Est si presenta anche Unipol, che in particolare è il secondo player del mercato serbo attraverso la propria controllata Ddor Novi Sad, attiva tanto nel ramo danni quanto nel vita. La società ha chiuso l’annata 2017 mettendo a segno un utile di 1,4 milioni e una raccolta premi pari a 88,3 milioni, con un progresso del 9,8% rispetto all’anno precedente.Tra le banche italiane, sono le due più grandi ad avere il maggiore peso specifico nell’area. Intesa Sanpaolo ha indicato nell’Europa dell’Est una delle aree dalle quali si attendono le maggiori soddisfazioni negli anni a venire. Il gruppo di Ca de’ Sass si pone del resto già oggi al primo posto in Serbia, e si posiziona al secondo in Croazia e Slovacchia, al quarto in Albania, al quinto in Bosnia-Erzegovina e al settimo in Slovenia e Ungheria.La presenza di Unicredit va dalla Slovenia alla Russia, dalla Repubblica Ceca alla Turchia. In entrambi i casi l’interesse si spiega non soltanto con gli elevati tassi di crescita del Prodotto interno lordo rilevato negli ultimi anni e con ragioni di diversificazione rispetto all’Italia, ma anche perché la nuova Europa conta una quota elevata di giovani che sono aperti alle novità dell’offerta bancaria internazionale. Il tutto a fronte del progressivo invecchiamento della popolazione nel nostro Paese.