Il patto è siglato, alle elezioni amministrative il centrodestra andrà assieme, in qualche modo la coalizione regge. Raccontano che Matteo Salvini, a Palazzo Grazioli giovedì scorso, sia stato «molto sorridente e molto gentile» con il padrone di casa, come «al solito». E però sono bastati tre giorni per aprire un nuovo caso.
Sì perché lo stesso Salvini, ospite alla Festa di Atreju di Giorgia Meloni,prima ha buttato lì una battuta non esattamente di quelle che creano entusiasmo: «Doppio forno con M5S e Forza Italia? No, con Berlusconi parlo solo di accordi locali», parole che hanno fatto arrabbiare il vice presidente azzurro Antonio Tajani: «Vuole la botte piena e la moglie ubriaca». Poi, intervistato da Enrico Mentana, ci ha messo il carico: «Per me — ha detto — il governo poteva essere allargato a Fratelli d’Italia. A FI no, perché con Giorgia Meloni e FdI abbiamo condiviso battaglie e valori. Io mi ricordo la battaglia di Roma che abbiamo combattuto in due contro tutto e tutti». Infine, la chiosa: «Se la maggioranza può essere allargata? Io non so cosa faccio domani…».
A questo punto ad innervosirsi, e parecchio, è stato Berlusconi. Che con i suoi ha commentato duramente l’uscita: «Poteva risparmiarsela. Sono stati quelli del M5S a non volerci, ma non c’era alcun bisogno di tornare su quella storia». Certo, ha ragionato, Salvini ha parlato così perché «era “in casa” della Meloni, ma sappiamo benissimo che Di Maio e i suoi non la volevano, ci ricordiamo il pomeriggio in cui Giorgia andò da loro per discutere di un’eventuale partecipazione al governo e tornò a bocca asciutta?». In pubblico poi, arrivando a Fiuggi, ha cercato di minimizzare: «Salvini dice che con noi fa solo accordi locali? Deve tenere i rapporti con l’altra parte, va capito…».
Insomma, è piuttosto la liaison «sovranista» tra Salvini e Meloni che non piace a Berlusconi, che oggi a Fiuggi — alla kermesse di FI — farà il suo intervento pubblico atteso da mesi e dirà come vede il futuro del centrodestra. Per ora, solo un’anticipazione: «Illustrerò la nostra visione sulla situazione di oggi e sull’operato di questo governo. La cosa importante per noi sarà anche confermare il processo di rinnovamento di FI e di apertura a quella che abbiamo chiamato l’altra Italia, cioè tutti quegli italiani moderati che magari non sono andati a votare la volta scorsa o hanno espresso un voto di rabbia e di protesta contro la politica».
Si capirà insomma se prevarrà l’irritazione, sulla scia della battuta di Mara Carfagna a Salvini («Rilassati Matteo, siamo noi di FI a non essere interessati ad un governo che sull’economia va a traino del M5S…»), di Mariastella Gelmini («Non possiamo ignorare che al governo la Lega sta con i 5 Stelle. Non abbiamo l’anello al naso. Di contratti ne hanno firmati due, con noi e i 5 Stelle, queste due cose non potranno durare 5 anni»), di Anna Maria Bernini («Non conviene a nessuno calpestare gli alleati»). Oppure se l’ex premier terrà ancora tutto assieme, come prova a fare Antonio Tajani: «Il governo avrà vita breve, alla fine la Lega rinsavirà e ci darà ragione, tornando ad una coalizione di centrodestra».