Giuseppe Guzzetti da poco non è più presidente dell’Acri, l’associazione che raggruppa le fondazioni di origine bancaria, e la sua uscita ha già creato un terremoto. Con l’arrivo del successore Francesco Profumo si è aperta ora una nuova fase. E la prima partita si gioca su una poltrona importante, quella di presidente di Cassa depositi e prestiti, nomina che spetta proprio alle fondazioni, che hanno il 16% di Cdp (il resto è in mano al Tesoro). Sono già iniziati i movimenti interni a questo mondo per cercare di prendersi questa carica.
Massimo Tononi, attuale presidente della Cassa, nonostante le smentite(«le dimissioni sono voci totalmente prive di ogni fondamento», ha detto nei giorni scorsi) in realtà vorrebbe cambiare aria. Non è tanto per i non idilliaci rapporti con l’amministratore delegato Fabrizio Palermo – che è invece di nomina governativa – o per il blocco sulle nomine dei vertici della controllata Sace, ma piuttosto per la poca volontà di rapportarsi con la politica e con questo governo. Si è fatta peraltro notare, solo per citare l’ultimo episodio, la sua assenza all’assemblea di Confindustria a Roma lo scorso mercoledì.
Tononi ha comunque smentito ufficialmente l’ipotesi della sua uscita, ci ha messo la faccia ed è quindi difficile che lasci in tempi brevi. Inizialmente l’ipotesi era dare le dimissioni per gli ultimi giorni di maggio. È probabile invece che trascorrano alcune settimane, ma il momento sarebbe arrivato. Negli scorsi mesi sarebbe stato lo stesso Guzzetti, molto legato a Tononi, a convincere il banchiere a restare. Ma ora che Guzzetti non è più al vertice di Acri le cose sono cambiate.
Da qui i movimenti nelle fondazioni. Il nuovo presidente di Acri, Francesco Profumo, spingerebbe verso la presidenza il capo del colosso della consulenza Ernst & Young Italia, Donato Iacovone, come ha rivelato Lettera43. Sul nome Profumo avrebbe trovato anche la sponda di Fabrizio Palenzona, l’ex dominus della Fondazione Crt di Torino. Lega e Cinque Stelle potrebbero però opporsi facendo notare, spiega una fonte, che Ernst & Young è il revisore dei conti di alcune società nell’orbita di Cdp: ci sarebbe un palese conflitto di interessi.
Le strategie in vista dell’uscita di Tononi comunque si studiano già da tempo. La poltrona sarebbe stata infatti proposta proprio a Profumo, prima del suo arrivo ai vertici di Acri ovvero quando Lega e Cinquestelle speravano che lasciasse spazio al presidente della Fondazione Crt Giovanni Quaglia. In questo modo si sarebbe anche evitata una situazione del tutto inedita: il sindaco di Torino Chiara Appendino non ha infatti intenzione di confermare Profumo alla guida della Compagnia di San Paolo tra un anno, rischiando così di farlo decadere dall’Acri.Una volta comunque avuto il via libera per la presidenza dell’associazione che raggruppa le fondazioni la partita per la presidenza di Cdp si sarebbe riaperta. Ed è ancora tutta da giocare.