Mangiare sano oggi è importante per gli italiani e l’agricoltura biologica guadagna terreno. «Ma cinquant’anni fa, quando abbiamo cominciato, nessuno sapeva cosa fosse», racconta Paolo Cappellari, fondatore di Fomet,tra i leader italiani dei fertilizzanti organici, pensati per rispondere soprattutto alle esigenze dell’agricoltura biologica e biodinamica.
L’azienda veronese, che impiega 80 persone, è ormai conosciuta in tutta Europa – dove compete con altre tre «rivali» –, ma anche in Medio Oriente e nel Sud Est asiatico, i principali mercati di esportazione. «L’attenzione per gli ingredienti sani e il rifiuto dei fertilizzanti chimici cresce a vista d’occhio e noi di conseguenza», spiega Cappellari, che in questo mezzo secolo ha scommesso con costanza sull’agricoltura a basso impatto, puntando sulla qualità e sulla capacità d’innovare.
«Siamo stati i primi in Europa a lanciare una linea di produzione di fertilizzanti organici biologicamente attivi e a unire in forma coesiva un fertilizzante organico con molecole di sintesi del ferro e dello zolfo», precisa Cappellari, che conta nove brevetti internazionali e collabora con le facoltà di agraria delle università di Padova, Bologna e Torino. Grazie a questo impegno, l’azienda ha continuato a espandersi sempre, anche negli anni della crisi, con uno stabilimento dotato di quattro linee robotizzate in un’area di centomila metri quadri a San Pietro di Morubio, e ha chiuso il 2017 con 25 milioni di fatturato, in crescita del 12% sul 2016, e utili nell’ordine di 2,5 milioni. Sfruttando materiali poveri, dallo stallatico ai residui vegetali delle produzioni agricole, fino alle cialde di caffè esauste, Cappellari ha fatto dell’economia circolare il suo credo, estraendo valore da quelli che in generale si considerano rifiuti e trasformandoli in 90 diversi prodotti pluricertificati per la nutrizione organica delle piante, che ora esporta in 37 Paesi del mondo, con sedi in India, Vietnam, Thailandia, Bangladesh, a Shanghai in Cina e da poco anche in Argentina.
«I nostri clienti sono aziende agricole e cooperative molto impegnate sul fronte dell’agricoltura di alta qualità, fra cui molti marchi vitivinicoli di prestigio, che comprano i nostri prodotti da decenni e ci considerano parte integrante del loro successo», commenta Cappellari. L’azienda veronese cavalca un trend in crescita, ma non può perdere l’autenticità di una produzione legata al territorio: «Non vogliamo fare dei nostri prodotti una commodity», specifica Cappellari. Solo così resta saldo il rapporto con una clientela molto esigente, che rappresenta nel mondo il made in Italy alimentare.
*L’Economia, 9 aprile 2018