Christine Lagarde vede «più nuvole» sull’economia mondiale. La diffusione del protezionismo, innanzitutto. Poi l’aumento record, del debito mondiale. Il Financial Times , invece, ha movimentato il vertice del Fondo monetario con un’analisi elaborata «su dati del Fmi»: nel 2017 la Spagna ha superato l’Italia per potere d’acquisto pro capite. Sorpasso di misura: un cittadino spagnolo può comprare beni sul mercato interno per un valore del 3% superiore rispetto a ciò che può fare un italiano. Il Ft riproduce un grafico del Fmi, appena aggiornato con numeri che faranno discutere: gli spagnoli avranno un potere d’acquisto mediamente superiore del 7% rispetto agli italiani nei prossimi cinque anni. Dieci anni fa il rapporto era contrario: con gli italiani avanti del 10%.
Ci sono, anche altri indicatori sulla distribuzione delle risorse in un Paese.A cominciare dal prodotto pro capite: la semplice divisione della ricchezza per il numero di abitanti. Sulla base di questo parametro gli italiani precedono gli spagnoli del 13%. Rispetto all’ultima riunione dell’ottobre scorso, sembra cambiato soprattutto il clima politico, a causa della guerra commerciale innescata dalla Casa Bianca. La direttrice del Fmi prima sfuma il giudizio in un appello ecumenico: «Il protezionismo è dannoso, i governi dovrebbero starne alla larga». Poi offre «una piattaforma a Cina e Stati Uniti per discuterne». I dazi imposti dal presidente americano costringono a rivedere gli scenari. Ancora Lagarde: «Riteniamo che le barriere non avranno un grande impatto sulla crescita. Ma erodono la fiducia nei commerci e la spinta agli investimenti. Commerci e investimenti sono i due motori della crescita». La numero uno dell’Fmi dedica un’aspra critica al primo ministro indiano Narendra Modi: «Presti più attenzione alle violenze sessuali sulle donne in India. Abbiamo visto casi rivoltanti». E un lasciapassare per i big della tecnologia, come Amazon: «Non è una buona idea imporre una frantumazione dei grandi gruppi. Quello che serve è più competizione».
Dai mercati arrivano segnali contrastanti. Il più importante di ieri riguarda il prezzo del petrolio che punta verso i 75 dollari al barile: la quotazione più alta dal 2014. Una dinamica alimentata dalla scelte da Opec e da Russia che continuano a ridurre l’offerta di greggio. Ieri, però, agli «Spring Meetings» del Fondo, si è discusso anche dell’urgenza dell’unione bancaria nella Ue. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha commentato i risultati elettorali in Italia: «Le riforme sono necessarie. Ma non abbiamo percepito l’aumento della disuguaglianza sociale».