Aver presentato le Regionali, almeno da parte dei big del centrodestra, come un test probante non soltanto in chiave locale, ma pure per il Governo non è bastato a scaldare il cuore dei friulani e a trascinare i cittadini alle urne. Sarà stato infatti per la data scelta dalla giunta uscente – probabilmente la peggiore possibile vista la domenica a cavallo tra 25 aprile e 1º maggio con un ghiotto ponte a disposizione degli elettori -, la storica minor considerazione degli italiani per le elezioni locali oppure, teoria minoritaria, ma da tenere in considerazione, lo “stallo” romano a quasi due mesi dalle Politiche, resta il fatto che l’affluenza, ieri, ha fatto, decisamente, flop.Il dato alle 23 (ma mancavano alcune sezioni di Udine), dice che alle urne è andato circa il 49,5% degli elettori, pari a più o meno 550 mila votanti sul milione 107 mila 415 aventi diritto (comprensivi di circa 156 mila residenti all’estero). Numeri in decisa contrazione se paragonati a quelli registrati il 4 marzo.
Alle ultime Politiche, entrando nel dettaglio, si erano recati alle urne il 75,12%dei cittadini della nostra regione – cioè 713 mila 973 elettori – con un crollo netto, quindi, di oltre 25 punti percentuali in appena una cinquantina di giorni. Confrontando i dati con quelli delle precedenti Regionali, e tenendo però in considerazione come nel 2013 si sia votato anche il lunedì mattina, mentre questa volta si è andati alle urne per la prima volta nella storia dell’elezione diretta del governatore in un’unica giornata, il dato è, invece, più lineare. Cinque anni or sono Debora Serracchiani vinse le elezioni al termine di una consultazione in cui, tra domenica 21 e lunedì 22 aprile votò il 50,48% degli aventi diritto, cioè 554 mila 943 persone. Anche in quel caso il Fvg era chiamato a eleggere il nuovo presidente a una manciata di mesi dalle Politiche e si registrò un crollo dell’affluenza pari al 27%. Un trend, in altre parole, confermato anche in questa occasione. E dire che i primi dati, in fondo, erano sembrati positivi. La Direzione centrale autonomie locali, infatti, alle 12 aveva diffuso un dato dell’affluenza complessivo del 18,07%, cioè, nei fatti appena quattro punti percentuali in meno di quello – alla stessa ora – del 4 marzo. La parte del leone, probabilmente trascinato anche dalla contemporanea chiamata alle urne per l’elezione dell’erede di Furio Honsell, l’aveva fatta il collegio di Udine con un parziale del 19,35%, seguito da Gorizia (18,11%), Pordenone (17,83%), Trieste (16,52%) e Tolmezzo (16,49%).
Percentuali che avevano fatto ben sperare, ma che sono state smentite con il passare del tempo. Già alla seconda ondata delle rilevazioni, alle 19 quindi ben sette ore dopo la prima, si è capito come il crollo dell’affluenza, rispetto alle Politiche, sarebbe stato certificato nei fatti. Perché il dato aggregato diffuso è stato del 38,37% quindi appena 20 punti in più se confrontato con le 12. Anche in questo caso i numeri più incoraggianti sono arrivati da Udine, unica circoscrizione elettorale a sfondare il muro del 40%. Tutti sotto questa soglia, invece, i collegi di Gorizia (38,73%), Pordenone (38,41%), Tolmezzo (36,81%) e Trieste, fanalino di coda e ben staccato dalle altre aree con appena il 34,21% dei votanti.Poi, come accennato, i numeri finali che si fermano poco sopra il 49%. Il dato diviso per singolo collegio conferma Udine in pole position con una percentuale oltre il 52% di elettori che hanno esercitato il loro diritto al voto. Seguono la circoscrizione friulana Gorizia (50,78%), Pordenone (49,80%), Tolmezzo (47,58%) e Trieste (43,91).
Ormai, in ogni caso, è andata. E questa mattina si apriranno le operazioni di scrutinio. Si comincia – alle 8 – dalle Regionali, con le Comunali che avvieranno le operazioni soltanto al termine della documentazione per piazza Unità e Oberdan. Quando? Difficile stabilirlo tra preferenze e voti disgiunti. Orientativamente è possibile che attorno all’ora di pranzo si sappia già – a meno che non vada in scena un arrivo testa a testa – chi vestirà i panni del governatore nei prossimi cinque anni. Ma per i dati delle singole liste – fondamentali per valutare i rapporti di forza interni – e per conoscere gli eletti bisognerà avere pazienza.