A volte basta la curiosità per trasformare un piccolo emporio in leader del mercato delle gallette e degli snack salutistici. Se spesso non è questa la chiave delle storie imprenditoriali italiane, lo è stata per Fiorentini. Nata nel 1918 come piccola bottega di piazza a Torino, negli anni Quaranta diventa un negozio di prodotti esotici, poco noti al pubblico italiano.
Le gallette di mais arriveranno sugli scaffali, dopo un viaggio in Australia, a fine anni Novanta. Vedendo il buon riscontro del prodotto, i Fiorentini decidono di rielaborarle per adattarle al gusto locale, rendendole più saporite e croccanti. E, qualche anno dopo, è unendo la nuova natura del prodotto alla forma triangolare delle tortillas che sono nati i Si&No, che hanno trovato successo sia tra gli snack che tra i prodotti sostitutivi del pane. E sono questi i settori in cui l’azienda si è consolidata negli anni: oltre alle gallette di cereali soffiati, vengono prodotti anche cracker estrusi, snack a base di legumi e un’ampia varietà di prodotti a marchio per circa 300 referenze totali (che salgono a un migliaio con le private label).
Ma si punta ad espandersi ancora. Se nel 2020 la chiusura di alcuni dei mercati di riferimento per l’azienda, come uffici, scuole e palestre, è stata critica nella prima metà dell’anno, la tenuta del canale della GDO ha permesso di contenere la flessione del fatturato al solo 6%, a 81 milioni di euro. E forte di una solida redditività, con il margine operativo lordo pari al 12% dei ricavi, e di una posizione finanziaria per oltre 25 milioni di cassa, nel corso dell’anno l’azienda ha trasferito le linee di produzione in un moderno stabilimento alle porte di Torino, in cui si punterà ad aumentare la capacità produttiva.
L’obiettivo? Crescere, soprattutto all’estero. Dopo un primo trimestre molto solido, in crescita del 13,5% sullo stesso periodo del 2020, nel mirino c’è il raddoppio della quota dell’export, e si punta a raggiungerlo sia implementando nuovi prodotti, come la “non patatina”, che espandendosi per linee esterne. Anche se la sua storia non pullula di acquisizioni strategiche, in ottica di diversificazione l’azienda potrebbe sfruttare la sua forte posizione di cassa. In qualsiasi caso, lo spazio per fare numeri più grandi c’è: basta farlo sempre nel nome della qualità.