«Può sembrare retorico e anche un po’ scontato. Ma è la profonda verità: la differenza in grado di portare al successo un’azienda, di qualunque settore si parli, non la fanno le tecnologie, la fanno le persone».
Giorgio Ferraris parla da Ginevra, dove dal 15 al 17 maggio si è svolto Vitafoods Europe, l’evento che riunisce i protagonisti della cosiddetta «catena di distribuzione nutraceutica», cioè di quei prodotti, a metà strada fra la farmaceutica e l’alimentazione tradizionale, che hanno effetti benefici sulla salute. Che è poi il core business di Fine Foods & Pharmaceuticals Ntm, l’azienda di Zingonia-Verdellino, mezz’ora di strada a sud di Bergamo, di cui Ferraris è il Chief executive officer. Un’esperienza quasi decennale negli Stati Uniti (dove tra l’altro ha conseguito un Mba), l’amministratore delegato punta l’accento sul «fattore manageriale» per spiegare la crescita – dimensionale ma anche economica – dell’azienda controllata dal 1992 da Marco Eigenmann. «Abbiamo tutte le restrizioni regolatorie di un’impresa farmaceutica – prosegue Ferraris – ma operiamo con complessità industriali di un settore manifatturiero. Per questo è l’organizzazione aziendale, a cominciare da proprietà e management per arrivare fino alla gestione delle risorse in linea di produzione, il fattore strategico».
Oltre 500 addetti suddivisi nei tre stabilimenti del gruppo, un centinaio di clienti fra brand del big pharma e aziende del settore degli integratori alimentari per cui si occupa di produrre (e confezionare) polveri e granuli, compresse e capsule di gelatina dura, confezionati in bustine, blister e pilloliere, Fine Foods & Pharmaceuticals ha chiuso il 2017 sopra i 121 milioni di fatturato per un Ebitda vicino al 14%.
«Stiamo crescendo ininterrottamente e dal 2010 a oggi, malgrado la crisi che ha investito quasi tutti i comparti sia in Italia che in Europa, abbiamo raddoppiato i ricavi (che otto anni fa si attestavano sui 63 milioni, ndr)».
Un trend che non accenna a interrompersi, dato che il primo quarto del 2018 ha portato a un ulteriore rialzo delle entrate del 14 per cento. «Raccogliamo i frutti – conclude il ceo – di anni di investimenti alla ricerca di un modello aziendale sostenibile il che, anche se rimaniamo un’azienda di stampo famigliare non quotata in Borsa, significa anzitutto avere conti trasparenti e logiche d’azione di medio-lungo periodo. Il che sembra piacere ai nostri clienti».
*L’Economia, 21 maggio 2018