«Possiamo e vogliamo espanderci ancora, il farmaceutico è un settore in forte sviluppo e stiamo valutando di rafforzarci attraverso una serie di acquisizioni strategiche». Marco Eigenmann, presidente di Fine Foods & Pharmaceuticals N.t.m, non ha dubbi: il 2020 sarà un anno fondamentale per la società bergamasca, attiva nel pharma e nel nutraceutico dal 1985 e tra i principali produttori italiani di farmaci in conto terzi. Dopo la quotazione all’Aim nel 2018 – anno in cui l’azienda ha raggiunto un fatturato di 139 milioni di euro – un primo obiettivo è stato quello di raddoppiare le aree di produzione. Una decisione che ha consentito di aumentare in parallelo anche i volumi di farmaci e integratori prodotti in polvere, granuli, compresse e capsule.
«Il 2019 – spiega Eigenmann – è stato un anno estremamente positivo. Abbiamo scommesso sulle strutture, ampliando i nostri stabilimenti. In particolare a Zingonia dove è stato inaugurato un nuovo magazzino da duemila metri quadrati per lo stoccaggio dei prodotti. E poi stiamo continuando ad assumere». Fine Foods ha più di 600 dipendenti divisi tra ricerca e sviluppo, logistica, controllo qualità, It e customer care. Complice una rete di vendita capillare, l’azienda lombarda conta clienti in tutto il mondo: dall’italiana Menarini alla tedesca Bayer HealthCare passando per la portoghese Bial. «L’export pesa ormai per il 65% sul fatturato, con presenza soprattutto in Europa ed Est Europa», chiarisce Eigenmann. Merito dell’attenzione al controllo qualità che ha garantito alla società tassi di fidelizzazione elevati e numeri in crescita, grazie ai quali Fine Foods è passata, quest’anno, nella categoria delle aziende Champions con fatturato tra i 120 milioni e i 500 milioni di euro. Per il 2020, la previsione è mantenere il trend di crescita a doppia cifra, al netto degli effetti del coronavirus sull’economia del pharma. Per Eigenmann, però, saranno limitati. «È vero che nel settore farmaceutico diversi principi attivi arrivano dall’area asiatica, ma tutta l’industria europea e italiana ha scorte importanti. Per questo non prevediamo criticità». Anche in termini di vendite non sono previsti scossoni. «Non vendiamo direttamente nei paesi più colpiti dal virus. Abbiamo però prodotti commercializzati in Corea da alcuni clienti: una quota piccola che francamente non ci impensierisce. Restiamo ottimisti», conclude.
*L’Economia, 24 febbraio 2020