Un costume da bagno su cinque, nel mondo, è fatto con tessuti che provengono dall’Italia. Tra Bergamo e Varese, negli stabilimenti della Carvico e della Eurojersey, si tessono, tingono e si stampano i tessuti «indemagliabili in catena» da cui nascono costumi e capi sportivi venduti ai più noti brand di abbigliamento swimwear e sportswear. La lista è lunga e i numeri solo in parte riassumono 57 anni di storia, cominciati quando Giuseppe Colnaghi alla fine degli anni 60, inserì l’elastomero e cambiò la produzione della sua azienda, la Carvico, in tessuti elasticizzati che non demagliano. Oggi il fatturato della Finanziaria Belvedere, la holding che controlla, oltre a Carvico ed Eurojersey, anche la Jersey Lomellina (tessuti a maglia in trama) e la Hung Yen Knitting & Dyeing Co, con sede nel nord del Vietnam, è volato a 260 milioni (il 2018 si è chiuso in leggera crescita), con l’export che arriva fino all’80%. Alla testa del gruppo, dalla morte di Giuseppe, nel 2005, c’è sua moglie Laura Colnaghi Calissoni, nel ruolo di presidente «affiancata da una validissima squadra di manager e collaboratori, oltre 900», spiega l’imprenditrice, ex avvocato e figlia di Anna Bulgari, della stirpe dei gioiellieri.
La signora ha piglio deciso e idee chiare, così come una grande passione per lo sport. «Come abbiamo superato la crisi? Mio marito diceva: servizio e qualità — ricorda —. Oggi è il cliente evita di fare il magazzino, quindi il nostro compito è prevedere le richieste, la programmazione deve essere geniale, in questo ci ha aiutato la diversificazione: non facciamo solo swim wear, ma anche tessuti per ciclismo, running, danza, fitness o per l’arredamento. L’abbigliamento formale è un comparto in crescita, il trend viene dal Nord Europa, dove ormai ci si sposta quasi solo in bici e servono capi comodi, che non si stropicciano». Intanto la seconda generazione, i figli di Laura, Costantino e Filippo, sono già nel settore. Spiega la presidente: «Sono azionisti del gruppo ma lavorano in due aziende esterne; della Xlance, a Varallo Pombia, siamo azionisti al 40%. Penso che entrambi seguiranno le mie orme nell’azienda di famiglia». Che intanto continua a espandersi, con un nuovo stabilimento in costruzione in Etiopia. «Un grosso investimento — conclude — che guarda al futuro»
*L’Economia, 18 febbraio 2019