La cultura e la tecnologia hanno profondamente cambiato come sono state costruite e fruite le immagini. La cultura ha modificato la stesura e la rappresentazione delle figure. La tecnologia ha concesso nuove modalità e ritmi alle stesse. Nei secoli si sono affermati alcuni principi visivi. Uno su tutti. Nel 1435 Leon Battista Alberto afferma che il “dipinto è come una finestra aperta sulla realtà“. Un’idea semplice che cambierà profondamente la nostra vita. Due esempi. I dipinti da quel momento sono stati inseriti in una cornice rettangolare (il quadro). Il telefono, con cui stiamo guardando Instagram, è di forma rettangolare (il video).
Con “Figure”, Riccardo Falcinelli propone una serie di interpretazioni su come funzionano le immagini più che soffermarsi sui loro significati. Un libro per capire perché alcune immagini hanno un fascino rispetto ad altre; una lettura per non farsi travolgere inconsapevolmente dalla costruzione che ci sta nel retro.
Quello che ci trasmettono le immagini va molto più in profondità di quello che noi pensiamo: collega il passato al nostro presente. Noi guardiamo adesso ma siamo interpretati da quello che c’è stato prima. Le immagini sono un racconto che si esplicita nella nostra mente; sono un romanzo contenuto in un’unica pagina che si dispiega in mille capitoli quante sono le sfumature della figura che viene rappresentata. Tanta complessità si traduce in una forza sintetica che ci aiuta a leggere il mondo o rischia di farci perdere il mondo. L’immagine nel suo rappresentare lo spazio offre un luogo in cui si dipana il tempo, e la sua velocità (non si direbbe vista la staticità di una foto o di un dipinto). Entrare in un’immagine comporta allenare l’occhio all’insieme e ai dettagli.
“Figure” ci offre degli occhiali con cui mettere a fuoco (ma anche non) l’uso dell’immagine. Quello di Falcinelli è un libro-esperimento che sta a metà tra la sequenza di un movie e le pagine di un testo adottando un meccanismo che unisce l’apparato figurativo e le parole.