Governativi, ortodossi, battitori liberi: le diverse anime dei Cinque Stelle sono in fermento. E le loro mosse — specie al Senato — hanno un peso non indifferente sul futuro dell’esecutivo. A Palazzo Madama, infatti, i parlamentari sono più inquieti. Qualche big invoca «maggiore collegialità» anche per le nomine, c’è una mini fronda di sei-sette senatori che auspicano novità nelle prossime settimane e vengono segnalati anche 2-3 cinquestellini alla prima legislatura pronti anche a dimettersi in casi estremi. Il loro identikit è quello di liberi professionisti eletti all’uninominale. E non solo. Si segnalano diversi movimenti. Come quello di Nicola Morra, che ha postato su Twitter una foto con Mattia Calise e Silvana Carcano, due volti storici del M5S lombardo e ha incontrato a Milano Davide Casaleggio.
Seppure non ci siano rischi nell’immediato — ieri però il primo test, il voto sul collegio del garante è stato rinviato —, Luigi Di Maio monitora la situazione da vicino. A complicare il quadro c’è anche la protesta di una sessantina di eletti che hanno intrapreso una specie di «sciopero» delle donazioni mensili di 300 euro a Rousseau.
Il capo politico ha al suo fianco una pattuglia di lealisti (dai ministri Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede ai capigruppo Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli) che fanno da raccordo ora, tessono trame con le diverse sensibilità pentastellate. Anche con chi, come Paola Taverna — data in ascesa — si pone in una fase di appoggio non esente da critiche. Di Maio sa che i numeri sono dalla sua parte — complice anche il fatto che molti parlamentari sono al secondo mandato e non vorrebbero terminare anzitempo la loro esperienza politica. Ma il leader sa anche che deve dialogare con quella frangia legata all’ala dei falchi, quella frangia che chiede un ritorno alle origini sia nei temi che nella modalità delle scelte politiche. Al Senato ci sono già state prese di posizione (passate anche sotto la lente dei probiviri) da parte di Matteo Mantero e Virginia La Mura. Anche per questo motivo il gruppo Cinque Stelle virerà nei prossimi mesi su temi ambientalisti e di sostenibilità.
Certo, i falchi — capeggiati da Roberto Fico — sono più numerosi alla Camera, dove possono contare su una serie di esponenti come Luigi Gallo, Doriana Sarli, Gilda Sportiello o il toscano Riccardo Ricciardi. I rapporti con il presidente della Camera si sono raffreddati dopo l’intervento del 2 giugno e Fico, che guida l’ala «sinistra» pentastellata, è pronto a far sentire la sua voce, con la sua visione del Movimento. «Condivisione» è il mantra che rimbalza nei corridoi dei gruppi pentastellati. Ma ci sono anche diversi outsider che hanno fatto sentire la propria voce con punte di forte criticità. Non solo Roberta Lombardi o Elena Fattori, ma dopo la sconfitta alle Europee è stata la volta di Gianluigi Paragone a esternare critiche. Ultimo in linea temporale è Alessandro Di Battista, che ieri però ha fatto un gesto pubblico a testimoniare un tentativo di disgelo con il capo politico. L’ex deputato ha messo un «like», un apprezzamento via social a un post di Di Maio. Tuttavia le reazioni dei vertici sono state gelide. Intanto ieri, in questo quadro complesso, in attesa che vengano esaminati i duecento casi in sospeso che riguardano possibili espulsioni, ieri sul blog sono stati scelti i due nuovi probiviri. Sui cinque candidati l’hanno spuntata la parlamentare Fabiana Dadone e la consigliera comunale Raffaella Andreola. Hanno votato quasi 14 mila persone.