Il loro scopo era il lucro. Prima di tutto. «Anche nei settori che debbono occuparsi della sicurezza ». Pure dopo il crollo del ponte Morandi che fece 43 morti. Lo scrive il gip Angela Nutini nell’ordinanza di custodia cautelare che ieri ha fatto scattare gli arresti domiciliari per due dirigenti di Autostrade: Lucio Ferretti Torricelli (responsabile dell’ufficio Opere d’Arte) e Gianni Marrone (direttore del Tronco di Bari). E per Massimiliano Giacobbi, responsabile Divisione Esercizio di Spea, società gemella, delegata al monitoraggio della rete autostradale. E per evitare le chiusure dei tratti autostradali, persino dopo il disastro del 14 agosto 2018, insieme ad altri dirigenti delle due società che fanno capo ad Atlantia alteravano i report. Nascondevano i difetti delle strutture persino agli ispettori della Vigilanza del ministero delle Infrastrutture.
Tutti nei loro ruoli di pubblici ufficiali, essendo le due società affidatarie di un bene dello Stato. Tanto che la misura cautelare della «sospensione dall’esercizio per la durata di 12 mesi, con l’interdizione allo svolgimento di qualsiasi attività ad esso inerente », è giunta anche ad altri ai 5 dirigenti di Spea: Maurizio Ceneri (ingegnere responsabile dell’Ufficio controlli non distruttivi), Andrea Indovino (ingegnere dell’Ufficio controlli strutturali), Luigi Vistola (responsabile operativo della Direzione ottavo tronco di Bari), Gaetano Di Mundo (Ufficio tecnico di sorveglianza autostradale di Bari), Francesco D’Antona (responsabile della Sorveglianza ottavo tronco). Stesso provvedimento per Angeloandrea Salcuni, consulente esterno, ingegnere di Alhambra Srl, società cui Spea si affida per le relazioni tecniche.
Tutti sono indagati di falso in atto pubblico, appunto nelle loro vesti di pubblici ufficiali avrebbero alterato i report dei monitoraggi, appunto per evitare i mancati introiti dei pedaggi autostradali. Tant’è che i pm Massimo Terrile e Walter Cotugno, titolari dell’inchiesta madre sul crollo del Morandi e di quella parallela su una decina di ponti sparsi in tutta Italia, avevano chiesto il carcere. Il gip, però, lo ha rigettato, ritenendo congrui i domiciliari e le sospensioni.
Le misure cautelari riguardano le falsificazioni sui viadotti Pecetti (A-26 Genova-Gravellona Toce) e Paolillo (A16-Napoli-Canosa) ritenuti a rischio, addirittura con punteggi di criticità superiori al ponte crollato. Ma le indagini si intrecciano con quelle del Morandi.
In ogni modo, ieri una quarantina di militari del primo gruppo della Guardia di finanza di Genova, guidati dal colonnello Ivan Bixio e dal suo braccio destro Giampaolo Lo Turco, hanno atteso i destinatari dell’ordinanza negli uffici Aspi e Spea di Genova, Roma, Milano, Terni, Pescara e Bari. Oltre alle misure cautelari sono scattate perquisizioni e il sequestro di altri documenti.