Aveva 22 anni Diego Scanzoni quando insieme ad altri tre soci decise di mettersi in proprio, investendo nel settore delle macchine agricole-forestali. «Abbiamo visto un’opportunità nelle nuove normative anti inquinamento, che richiedevano una gestione “sostenibile” dei residui del taglio di bonifica e preparazione dei terreni, alternativa al rogo o al sotterramento», racconta il presidente di Fae Group, azienda trentina nata nel 1989 e che oggi ha 155 dipendenti in Italia e una cinquantina nel mondo, ed esporta il 98% del suo giro d’affari. Dai boschi del Canada ai vigneti australiani, dalle linee ferroviarie russe alle strade tedesche, fino alle campagne francesi, le macchine per la bonifica e la preparazione dei terreni di Fae, oltre 70 i modelli progettati, sono diventate punti di riferimento per il settore. Oggi l’azienda fattura 64 milioni di euro. «Abbiamo cominciato in pochi metri quadrati, tutti facevano tutto: lavoravamo in officina, ai progetti, scaricavamo i camion – ricorda Scanzoni –. La Germania è stata il nostro primo mercato, conquistato con la qualità dei prodotti; dopo qualche anno siamo sbarcati negli Stati Uniti, con una sede ad Atlanta: un grande sforzo, lì non ti aiuta nessuno».
Nel 2006, i fatturati lievitano: merito del mercato oil&gas canadese.«Alcune nostre macchine, strette e capaci di lavorare in condizioni estreme, sono in grado di scavare “corridoi” nelle foreste per andare alla ricerca del petrolio, che in quelle zone si trova a pochi metri di profondità», dice l’imprenditore. Diversificare è stato importante. «Ci occupiamo anche dello sminamento in aree ex belliche, sia per motivi umanitari che militari», dice Scanzoni, che nel 2008 ha acquisito il pacchetto maggioritario dell’azienda. Era un momento delicato. «Il fatturato calava del 35%; io ho ipotecato tutto quello che avevo, ci siamo dati da fare per ripartire», spiega il presidente. Nel 2009 la situazione si sblocca, la crescita avanza a doppia cifra. «Investiamo tanto nelle vendite, siamo sempre alla ricerca di nuove sfide. Un mercato potenziale? La Cina». Scanzoni non ha perso l’entusiasmo di 30 anni fa: «Sono un vulcano, in azienda il mio compito è dare una spinta». Senza dimenticare i dipendenti. «Abbiamo il part time per le mamme, presto ci sarà un ristorante nella sede ampliata di Fondo».
*L’Economia, 25 febbraio 2019