Questo libro racconta il caso Fiat-FCA dal punto di vista del lavoro in fabbrica. Di come si lavora in concreto lungo le linee di montaggio di un moderno plant automobilistico italiano, nei suoi aspetti positivi e nelle sue contraddizioni. Nell’immaginario collettivo quegli stabilimenti sono ancora “fabbriche inferno” mentre nella realtà sono paragonabili a sale chirurgiche.
La realtà riferisce di una drastica compressione della fatica che si sta traducendo anche in un incremento dello “stress” mentale degli operai 4.0, chiamati a una maggiore attenzione e a far funzionare la mente e non solo le mani. In queste fabbriche sta crollando il muro fra lavoro manuale e intellettuale e nuove competenze stanno ricomponendo le mansioni di lavoratori e “capi”. Gli Autori fanno emergere anche il messaggio “politico”, rivolto implicitamente all’Italia immobile, della rivoluzione culturale frutto della nuova visione dell’azienda e del coraggio di una parte del sindacato.
Un’azienda ben nota per la sua catena di comando rigidamente verticale e militarista si sta trasformando, fra mille difficoltà, in un’impresa orizzontale o a bassa gerarchia. Nella fabbriche FCA verticalismo e paternalismo sono oggi sostituiti da un’ampia responsabilità diffusa, non per generosità gratuita, ma per una nuova cultura industriale che deve saper cogliere la sfida reciproca tra le parti sociali sulla partecipazione dei lavoratori.