Il nostro olio, i vini, la pasta italiana. Da domani, gli Stati Uniti potrebbero imporre nuovi dazi all’Ue. E la black list tornerebbe a colpire anche i prodotti simbolo del nostro Paese. L’associazione Coldiretti – che lancia l’allarme – pronostica aumenti dei dazi fino al 100 per cento. Una bottiglia di prosecco, per fare solo un esempio, arriverebbe a costare 15 dollari invece degli attuali dieci. Le esportazioni italiane di olio, pasta e vino verso gli Usa – che valgono 2,24 miliardi di euro l’anno – vanno incontro a un vistoso ridimensionamento. Rischiano anche i biscotti (e così il volume d’affari interessato salirebbe a 3 miliardi).
Sarebbe il secondo intervento a colpire le tante aziende del settore. Già nell’ottobre scorso, il Dipartimento statunitense al Commercio (Ustr) ha deciso dazi aggiuntivi del 25 per cento nei confronti di prodotti italiani come i formaggi (parmigiano reggiano, grana padano, gorgonzola, asiago, fontina, provolone); ma anche a danno di salami, mortadelle, crostacei, molluschi, agrumi, succhi e liquori (a partire da amari e limoncello).
Se la nuova ondata di dazi investirà olio, pasta e vino, prenderà forma una beffa per il made in Italy .
Tante famiglie americane rinunceranno all’acquisto dei nostri alimenti, scoraggiate dal prezzo in aumento, proprio ora che la loro volontà di acquisto cresce. Nel 2019, i consumatori statunitensi hanno manifestato una richiesta crescente di cibi tricolori.
Il vino è ormai il prodotto italiano più venduto negli States. L’export, che sfiora gli 1,5 miliardi di euro, registra un aumento del 5 per cento nel 2019. L’olio di oliva (436 milioni) sale di un altro 5 per cento. Anche la nostra pasta segna un aumento record del 19 per cento. Il valore dell’export torna a superare, così, i 305 milioni.
In questo quadro, un’altra beffa è possibile. Chi non potrà più comprare i vini e l’olio italiano (quelli originali, certificati) si lascerà tentare dalle imitazioni – anche maldestre – che le autorità americane tollerano. Lo abbiamo già visto con i formaggi, con le brutte copie dei prodotti caseari tricolori che hanno goduto di una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni. Siamo ormai a 2,5 miliardi di chili prodotti (dati 2018). Solo di “parmesan” circolano nei supermercati americani 192 milioni di chili.
Vatti a fidare degli amici, poi. Dice Ettore Prandini, presidente della Coldiretti: «L’Ue ha appoggiato gli Stati Uniti nella campagna di sanzioni ai danni della Russia. I russi, come ritorsione, hanno imposto l’embargo totale su prodotti come i formaggi; embargo che è costato al made in Italy oltre un miliardo di euro in cinque anni. Ora è paradossale che l’Italia si ritrovi nel mirino proprio dell’alleato americano, con pesanti ipoteche sul nostro export negli Usa».
Le speranze dell’Italia e dell’Europa sono nelle mani dell’irlandese Phil Hogan, che atterrerà martedì prossimo a Washington: il “ministro” europeo dell’Agricoltura, cercherà di fermare il nuovo affondo di Donald Trump. Il nostro ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, preme già per un Fondo straordinario a supporto delle imprese del vino, dell’olio e della pasta. Parole che Luca De Carlo, deputato di Fratelli d’Italia, bolla come tardive: «È da ottobre che chiediamo, invano, una mobilitazione ». Invece la deputata forzista Anna Lisa Baroni chiede all’Europa di fare davvero fronte comune mentre la Francia sembra fare una partita a sé.