La crisi dell’Ilva approda al Quirinale a conferma di un’emergenza che sta diventando «drammatica», come l’ha definita il premier. Un incontro all’indomani del lungo vertice con ArcelorMittal per capire la reale situazione. Sergio Mattarella non nasconde la sua preoccupazione per la vertenza su Taranto, ma anche sulle tante altre crisi aziendali aperte e riceve di prima mattina Giuseppe Conte al Quirinale. Il premier gli fornisce un resoconto dettagliato della trattativa con l’azienda indiana, raccontando il duro faccia a faccia, spiegando qual è la linea del governo, che se Mittal andasse via «il primo step sarà la gestione commissariale al Mise», linea poi esposta dal ministro Stefano Patuanelli alle Camere nel pomeriggio. Ma il capo dello Stato si è informato anche di altre crisi, da Alitalia a Whilrpool, e ha fatto presente al premier tutta la sua preoccupazione per le diverse aziende che rischiano chiusure.
Nel pomeriggio invece Giuseppe Conte incontra sindacati ed enti locali e rivela che ha offerto ai vertici di ArcelorMittal anche la possibilità di usare i fondi di coesione europea e altre dotazioni finanziarie pubbliche per aiutare l’azienda a restare a Taranto. Insomma si stanno provando in queste ore tutte le strade per indurre gli indiani a rivedere la loro posizione. La crisi dell’Ilva si fa sentire anche in Parlamento, è bagarre durante l’informativa del ministro dello Sviluppo economico Patuanelli. I deputati della Lega hanno più volte interrotto la relazione invitando l’esecutivo alle dimissioni («A casa il governo non gli operai»). Attacca Matteo Salvini: a Palazzo Chigi «speravo che fossero un pochino più capaci. Un governo che lascia a casa di botto 10 mila persone si deve solo dimettere,chiedendo scusa al popolo italiano».
E se Patuanelli chiede a tutte le forze politiche di «rispondere come sistema Paese», il concetto viene ripreso da Conte, che sta valutando al momento diverse opzioni, inclusa quella di una nazionalizzazione temporanea, con la nomina di commissario straordinario a cui affidare il risanamento per poi indire un’altra gara. Una strada però molto onerosa per le casse dello Stato e tutta in salita, visto lo stato degli stabilimenti di Taranto e il ginepraio di ostacoli giudiziari e istituzionali rispetto al piano di riconversione industriale e ambientale. A Porta a Porta il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto che non ha senso parlarne ora: «Stiamo già valutando tutte le possibili alternative. Aspetto una proposta dal signor Mittal e vorrei incontrarlo nelle prossime ore».
Conte ha parlato anche dell’ipotesi di una causa giudiziaria dello Stato contro ArcelorMittal, invitando fra l’altro gli enti locali e le parti sociali «a costituirsi in giudizio, così in caso saremo più forti». Ma a conferma della confusione ha aggiunto: «Ma non è un problema legale, perché una battaglia legale ci vedrebbe tutti perdenti. Ove mai fosse giudiziaria, sarebbe quella del secolo. Non si può consentire che si vada via senza rispettare gli obblighi contrattuali. Auspico non ci siano differenziazioni di colore politico, tra autorità nazionali e locali, tutto il sistema Italia deve rispondere con una voce sola. Restiamo uniti».