Per la prima volta nella storia dell’Unione, Partito popolare e Partito socialista europeo insieme non avranno la maggioranza a Strasburgo. Le due maggiori famiglie politiche del Novecento per governare l’Assemblea dovranno allearsi con quel che nascerà dalla fusione tra i liberali di Verhofstadt e gli eletti di Macron. I sovranisti di Salvini, invece, al momento non hanno i numeri per una coalizione alternativa in grado di scalzare il fronte europeista dalla guida delle istituzioni Ue. Sono questi gli scenari che emergono dal primo sondaggio paneuropeo commissionato in via riservata dall’Europarlamento lo scorso 23 gennaio che Repubblica — a 100 giorni esatti dalle europee — è in grado di pubblicare. Il sondaggio dimostra che gli scenari successivi al 26 maggio restano incerti e che il voto sarà decisivo per il futuro dell’Unione.
Il dato più evidente è il crollo delle due forze che da sempre controllano l’Europa. Il Ppe passerà dai 217 seggi del 2014 a 186, confermandosi comunque primo gruppo a Strasburgo. Peggio faranno i socialisti (Pse): da 187 seggi, la famiglia Ue del Pd scenderà a 129. In salita i liberali (Alde): da 68 saliranno a 77 eletti ai quali vanno aggiunti i 24 accreditati a Europe En Marche di Macron. Ed è proprio questa — Ppe-Pse-Alde — l’unica alleanza ad oggi capace di superare la soglia di maggioranza di 353 deputati.
E poi c’è l’onda nera. L’Enf, attuale gruppo di Salvini e Le Pen, salirà da 37 a 60 seggi, con la Lega proiettata al 31,9% pronta a insidiare con 29 deputati il primato europeo della Cdu di Angela Merkel (32). I Conservatori (Ecr) causa Brexit perderanno i Tories: saranno controllati dai polacchi di Kaczynski ma scenderanno da 75 a 43 seggi. Salvini lavora alla fusione dei due partiti prima del voto. Se non ce la farà, l’alleanza sovranista appare certa dopo il voto. Partiranno da una base di 103 deputati ai quali aggiungere i 10 attribuiti ad Alternative für Deutschland (Afd), per un totale di 113 seggi. Ma puntano a cooptare una serie di piccoli partiti dell’Est con cui il gruppone xenofobo ed euroscettico potrebbe sfiorare i 130 parlamentari, contendendo il secondo posto ai socialisti.
Lo schema principale tracciato dai sondaggi resta la coalizione popolari- socialisti-liberali. Alleanza alla quale Macron vorrebbe aggiungere i Verdi per un inedito fronte unico europeista che renderebbe incerti i giochi per le poltrone: Manfred Weber, candidato del Ppe alla guida della Commissione, sarebbe troppo a destra per passare con una simile alleanza e potrebbe sterzare sulla presidenza dell’Europarlamento (in concorrenza con Tajani). Per la Commissione servirebbe un candidato di compromesso, ad oggi identificato in Michel Barnier: francese (Macron), membro del Ppe (Merkel), moderato potabile per liberali e Verdi grazie al suo europeismo vecchio stampo e alla brillante gestione della Brexit.
Con questo schema, però, Macron dovrebbe rinunciare alla guida della Bce(Villeroy de Galhau o Coeure), che andrebbe a un nordico filo tedesco con il finlandese Liikanen favorito sull’austriaco Nowotny perché più gradito ai mediterranei. Per liberali (Rutte, Michel o Vestager) e socialisti (Borrell o Timmermans) resterebbero la presidenza del Consiglio europeo e la poltrona di Alto rappresentante.
Un valzer di poltrone sul quale proveranno a irrompere i sovranisti.Cercheranno di provocare lo sbandamento a destra del Ppe grazie ai cavalli di Troia Orbàn e Kurz per formare l’inedita alleanza di destra. Ma dovranno piegare Merkel e oltretutto stando ai sondaggi non avrebbero i numeri per governare. Tuttavia i neri sono pronti allo shopping, sfilando deputati ad altri gruppi (ad esempio i 9 accreditati al partito del premier ceco Babis). Schema vagheggiato dallo stesso Weber per approdare in Commissione. E poi ci sono i grillini (25,9%, 23 seggi). Al momento non hanno i numeri per un gruppo: i Gilet gialli nei sondaggi hanno 10 deputati. I croati di Zivi Zid 2, i polacchi di Kukiz 3, i finlandesi di Liike Nyt zero. Potrebbero però rientrare in gioco nel post voto.