Lo scorso 29 novembre, agli azionisti che avevano riempito la sala all’Espace Grande Arche, a Parigi, per la prima assemblea della neonata EssilorLuxottica, si era presentato così: «Per chi non mi conosce, sono Leonardo Del Vecchio e ho 83 anni, settanta dei quali dedicati al lavoro. Oggi qui con voi a Parigi ho ritrovato la stessa energia e il medesimo entusiasmo provato tra le montagne di Agordo quando, 60 anni fa, ho fondato Luxottica». Ma l’accoglienza dei soci francesi era stata fredda. Una pioggia di domande e di critiche, soprattutto sul suo uomo di fiducia, l’amministratore delegato di Luxottica Francesco Milleri, a cui Del Vecchio avrebbe voluto delegare una parte dei propri compiti esecutivi. Domande che puntavano a capire cosa succerà allo scadere dei tre anni di governance paritaria di EssilorLuxottica, che finisce nella primavera 2021. Del Vecchio non aveva polemizzato e risposto a ogni domanda.
È una data importante per capire lo scontro che sta infiammando EssilorLuxottica, che ieri ha perso in Borsa il 6,5% del suo valore. Da quel giorno, infatti, è stato uno stillicidio di voci sulla «voglia di conquista» di Del Vecchio, di critiche a Milleri, di sospetti. Del Vecchio, orfano di padre cresciuto dai Martinitt, è persona orgogliosa di quanto è riuscito a fare. Lunedì ha deciso che era arrivato il momento di parlare e lo ha fatto portando in cda lo scontro che da mesi lo contrappone a Hubert Segnières, il numero uno di Essilor. Mercoledì lo ha reso pubblico, accusando Segnières di aver «violato i patti» e rotto il rapporto di fiducia, per esempio assumendo. senza che nessuno sapesse, quattro importanti dirigenti «tutti di Essilor, con i quali cerca di gestire EssilorLuxottica da solo».
Forte la replica di Segnières che ieri ha definito quelle di Del Vecchio «accuse gravi e menzognere» e la mossa di Delfin «contraria all’interesse sociale dell’azienda, danneggia la società e l’insieme dei suoi azionisti». Il comportamento di Del Vecchio — ha aggiunto Sagnières — ha provocato «uno shock» ai collaboratori e ai dirigenti del gruppo franco-italiano, che lavorano all’integrazione delle rispettive attività. Nonostante le smentite di Del Vecchio — ha continuato il manager francese — «un certo numero delle sue azioni rivelano di fatto un tentativo di prendere il controllo del nuovo gruppo, senza pagare un premio agli azionisti».
Del Vecchio e Segnières si accusano, dunque, a vicenda di violare l’equilibrio di poteri previsto dagli accordi di fusione tra Essilor e Luxottica, una operazione che ha creato un gruppo da oltre 15 miliardi di ricavi. Ancora per due anni hanno gli stessi identici poteri, nonostante Del Vecchio possieda il 32,5% delle azioni e il 31% dei diritti di voto e manager e dipendenti di Essilor il 4%. È stato il compromesso per trovare l’intesa sulla fusione tra una public company come Essilor e una società con un azionista di riferimento come Luxottica. La società è quotata solo a Parigi, anche se Del Vecchio ha sempre detto che vorrebbe portarla anche a Milano. Sarà possibile ricomporre lo scontro? Difficile dire oggi. Il fondatore di Luxottica sostiene che EssilorLuxottica è un investimento di lungo periodo. Ma, certo, lo scambio di accuse con Segnières è forte. La partita ora si sposta all’assemblea del 16 maggio. Del Vecchio dirà agli azionisti «di non preoccuparsi, che le sinergie arriveranno quando sarà il momento». Quando potrà far valere le sue azioni e la società sarà governata «nel rispetto di tutti gli azionisti».