Il sistema imprenditoriale lombardo scende in campo per sostenere la battaglia di Milano per l’Agenzia europea del farmaco. «Faccio appello al Governo affinché si faccia sistema per fare tutto il necessario per la contestata assegnazione di Ema», ha dichiarato ieri il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi. Che ha chiamato in causa anche il presidente Mattarella: «È una questione di tale interesse strategico nazionale, a fronte di violazioni procedurali tanto gravi in Europa, che lo stesso capo dello Stato, come supremo garante delle istituzioni italiane, vorrà e saprà trovare il modo per essere ascoltato dalle più alte autorità di tutti i Paesi membri della Ue».
Ma è nell’arena di Strasburgo che si svolgerà la prossima battaglia: «Dal punto di vista giuridico, la decisione in favore di Amsterdam può essere cambiata – ha ricordato ancora una volta ieri il presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani -. Quella decisione assunta è stata solo politica, è avvenuta in modo strano con un sorteggio, ma non ha alcun effetto. La Commissione ha scritto nel Regolamento Amsterdam come sede. Il Parlamento europeo deciderà in piena autonomia sulla base della missione della Commissione Ambiente».
Strasburgo non si esprimerà sul tema prima della metà di marzo. Ma c’è molta attesa per quello che diranno i delegati dell’Europarlamento che giovedì prossimo toccheranno con mano lo stato d’avanzamento dei lavori nella capitale olandese e incontreranno il governo dell’Aia e i vertici dell’Ema. L’italiano Giovanni La Via, che guida la delegazione, ha l’agenda stipata da una cinquantina di incontri, prima della sua partenza per Amsterdam: «Per coagulare una maggioranza fra europarlamentari di 27 Paesi diversi attorno a questo tema, c’è un unico modo: valutare dati alla mano se una volta trasferita l’Agenzia europea del farmaco potrà lavorare e funzionare al meglio oppure no. Chi garantisce per esempio che se la sede definitiva non dovesse essere completata in tempo per settembre del 2019, l’Ema non venga chiamata a pagare penali per i ritardi nella concessione dell’autorizzazione per l’immissione in commercio di nuovi farmaci?».
Su una cosa, però, gli europarlamentari sembrano già tutti d’accordo, e le parole del presidente Tajani in qualche modo lo confermano: che la decisione sulla vittoria di Amsterdam venga ratificata oppure no, questa è l’ultima volta che il Consiglio si esprimerà da solo con una decisione intergovernativa in campi come questo. Tanto che, insieme alla votazione nel merito dell’assegnazione dell’Ema, gli europarlamentari si apprestano ad approvare all’unanimità un documento politico che ribalta gli accordi del 2012 e impegna i due legislatori europei – cioè il Consiglio e il Parlamento Ue – a prendere congiuntamente ogni decisione di questo tipo. Accordi, quelli del 2012, che peraltro non furono mai votati dall’Europarlamento, ma solo firmati dall’allora presidente Martin Schulz.
Al di là di questa mozione, Strasburgo sarà chiamata a valutare in concreto la proposta di regolamento sul futuro dell’Ema che deve servire a sanzionare giuridicamente il trasloco da Londra ad Amsterdam. I deputati potrebbero approvare il testo legislativo proposto da Bruxelles, oppure sostenere che la continuità operativa dell’agenzia non è assicurata e quindi approvare un testo modificato. In questo secondo caso, inizierebbe un cosiddetto trilogo: una trattativa a tre fra il Parlamento, il Consiglio e la Commissione, che riaprirebbe nei fatti il dossier.
È ancora presto per capire come si posizionerà la Commissione Ambiente il 12 marzo, e poi la plenaria del 14 marzo. Nota un funzionario parlamentare: «I deputati italiani di tutti gli schieramenti sono mobilitati per riaprire la partita e ridare a Milano una possibilità. Non è chiaro, tuttavia, se riusciranno ad avere dalla loro la maggioranza dei parlamentari». Un eventuale testo modificato potrebbe raccogliere il consenso di coloro che vogliono difendere il ruolo del Parlamento. Tra questi, i Verdi, i Liberali e la Sinistra radicale. Popolari e Socialisti avranno posizioni più articolate. Chiaramente a favore delle scelte intergovernative sono invece i conservatori, i nazionalisti e gli euroscettici.
Nel frattempo, osservatori si chiedono se Bruxelles non abbia favorito indirettamente Amsterdam, chiudendo un occhio dinanzi al fatto che l’Olanda non era in grado di offrire una sede permanente fin da subito. Notano tra le altre cose che il segretario generale dell’esecutivo comunitario è un olandese, Alexander Italianer. Bruxelles si difende, ricordando di avere fatto notare questo aspetto dell’offerta nel riassunto preparato per i Ventisette. Non avendo avuto mandato di respingere l’offerta, ma solo di riassumerla, ha lasciato la valutazione finale ai Paesi membri.